Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/620

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   576 i n f e r n o   xxii. [v. 76-90]

ralmente debita pena è l’atterramento e stracciamento delle gambe a chi à avuto legata la sua affezione a mal fare.

C. XX — v. 76-90. In questi cinque ternari l’autor nostro dimostra. come Virgilio domandò ancora a questo Navarrese di quelli di sotto la pegola, dicendo: Quand’elli; cioè li detti dimoni, un poco rappaciati fuoro; cioè dell’ira ch’aveano presa contra lo misero peccatore, A lui; cioè al Navarrese, che ancor mirava sua ferita; che avea ricevuta nel braccio, Dimandò il Duca mio; cioè Virgilio, sanza dimoro; cioè sanza indugio: Chi fu colui, da cui mala partita Dì che facesti? imperò che mal s’era partito a suo uopo, per venire a proda; cioè per venire alla ripa? Et ei; cioè lo Navarrese, rispuose; a Virgilio: Fu frale Gomita; e poi ch’a detto lo propio nome, dice l’origine e il vizio, Quel di Gallura. Gallura è chiamato uno de’ giudicati di Sardigna. vasel d’ogni froda; cioè contenimento d’ogni inganno, Ch’ebbe i nimici di suo donno in mano; cioè di suo signore; parla l’autore a modo sardesco, in sua potenzia, E fe sì lor che ciascun se ne loda; di quelli nimici del suo signor; et aggiugne come, dicendo: Denar si tolse; cioè frate Gomita, e lasciolli di piano; cioè liberamente, sanza impedimento, Sì com’el dice; cioè frate Gomita, e nelli altri offici anche Barattier fu non picciol, ma sovrano; cioè grande. Et è qui da sapere che l’isola di Sardigna anticamente fu dell’infedeli e fu acquistata per li Pisani e per li Genovesi nelli anni domini mxvi e ridotta alla fede catolica, e nel mxvii fu racquistata dal re Musetto e da’ Saracini; e quel medesimo anno ancora da’ Pisani e da’ Genovesi racquistata, et ordinati furono in essa quattro giudicati; cioè quel di Gallura e quello d’Alborea 1 e quello di Logodoro, o vero delle torri, e quello di Calleri 2. Et in ciascuno di questi era uno signore e governatore che si chiamava giudice, e così v’è ancora quel d’Alborea, li altri paiono venuti meno; e sotto lo giudice di Gallura, lo nome del quale non ò trovato, fu uno uficiale che si chiamò frate Gomita che fu pieno di tutte le spezie delle frode, et a costui vennono in mano li nimici del suo signore giudice; il modo come non ò trovato, e per danari li lasciò andar via, et ancora nelli offici commise assai baratterie. Et aggiugne poi: Usa con esso; cioè con frate Gomita, donno Michel Zanche; donni si chiamano in Sardigna li signori, e però disse di sopra: di suo donno in mano - Di Logodoro; o vero torri: è il nome del terzo giudicato di Sardigna. Et è qui da sapere che lo imperadore Federigo secondo puose nel giudicato di Logodoro, o vero delle torri, uno suo figliuolo naturale ch’ebbe nome Enzio 3, del quale fu siniscalco questo Michele Zanche, del quale dice l’autore. Et avvenne caso che questo Enzio uscì dell’isola e morì a

  1. C. M. d’Arborea
  2. C. M. di Callari.
  3. C. M. Enchio,