103Questi non ciberà terra, nè peltro; 104Ma sapienzia, amore e virtute, 105E sua nazion sarà tra feltro e feltro. 106Di quella umile Italia fia salute, 107Per cui morì la vergine Camilla, 108Eurialo, e Niso e Turno di ferute:[1] 109Questi la caccerà per ogni villa, 110Finchè l’avrà rimessa nell’Inferno, 111Là onde invidia prima dipartilla. 112Ond’io per lo tuo me’ penso e discerno, 113Che tu mi segui, et io sarò tua guida, 114E trarrotti di qui per loco eterno, 115Ove udirai le disperate strida[2] 116Di quelli antichi spiriti dolenti, 117Che la seconda morte ciascun grida: 118E poi vedrai color, che son contenti 119Nel foco, perchè speran di venire, 120Quando che sia, tra le beate genti;[3] 121Alle quai poi se tu vorrai salire, 122Anima fia a ciò più di me degna; 123Con lei ti lascerò nel mio partire: 124Chè quell’Imperador che lassù regna, 125Perch’io fui rebellante alla sua legge, 126Non vuol, che in sua città per me si vegna. 127In tutte parti impera, et ivi regge: 128Quivi è la sua città e l’alto seggio: 129Oh felice colui, cui ivi elegge!
↑v. 108. Quantunque i nostri codici abbiano «Eurialo e Turno e Niso di ferute», coll’autorità di Benvenuto da Imola e dell’edizione vindeliniana, si è restituita la lezione che secondo la storia apparisce chiarissima. E.