Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/777

Da Wikisource.

C A N T O   XXIX.





1La molta gente e le diverse piaghe
      Avean le luci mie sì inebriate,
      Che dello stare a pianger eran vaghe;
4Ma Virgilio mi disse: Che pur guate?
      Perchè la vista tua pur sì soffolge
      Là giù tra l’ombre triste smozzicate?1
7Tu non ài fatto sì all’altre bolge:
      Pensa, se tu annoverar le credi,
      Che miglia ventidue la valle volge;
10E già la luna è sotto i nostri piedi:
      Lo tempo è poco omai che n’è concesso,
      Et altro è da veder, che tu non vedi.
13Se tu avessi, rispuos’io appresso,
      Atteso la cagion per ch’io guardava,
      Forse m’avresti ancor lo star dimesso.
16Parte sen già, et io retro gli andava,
      Lo Duca, già facendo la risposta,
      E soggiugnendo: Dentro a quella cava,
19Dov’io tenea or li occhi sì a posta,
      Credo che un spirto di mio sangue pianga
      La colpa che laggiù cotanto costa.2

  1. v. 6. C. M. e smozzicate?
  2. v. 21. C. M. La pena che là giù