22Allor disse il Maestro: Non si franga1
23 Lo tuo pensier da qui inanzi sovr’ello:
24 Attendi ad altro; et el là si rimanga;
25Ch’io vidi lui appiè del ponticello
26 Mostrarti, e minacciar forte col dito,
27 Et udi’l nominar Geri del Bello.2
28Tu eri allor sì del tutto impedito
29 Sovra colui che già tenne Altaforte,
30 Che non guardasti in là, sì fu sparito.3
31O Duca mio, la violenta morte,
32 Che non gli è vendicata ancor, diss’io,
33 Per alcun che dell’onta sia consorte,
34Fece lui disdegnoso; ond’el sen gìo
35 Sanza parlarmi, sì com'io stimo,
36 Et in ciò m’à el fatto assai più pio.4
37Così parlammo infino al luogo primo,
38 Che da lo scoglio l’alta valle mostra,
39 Se più lume vi fosse, tutto ad imo.
40Quando noi fummo in su l’ultima chiostra5
41 Di Malebolge, sì che i suoi conversi
42 Potean parere alla veduta nostra,
43Lamenti saettaron me diversi,
44 Che di pietà ferrati avean li strali;6
45 Ond’io li orecchi con le man copersi.
46Qual dolor fora, se delli spedali7
47 Di Valdichiana tra luglio e il settembre,
48 E di Maremma e di Sardigna i mali
- ↑ v. 22. C. M. pianga
- ↑ v. 27. C. M. E viddil nominar
- ↑ v. 30. fu partito.
- ↑ v. 36. m’à el fatto a sè più pio.
- ↑ v. 40. C. M. Quando poi
- ↑ v. 44. C. M. Che di pianti
- ↑ v. 46. Fora; sarebbe. Nell’imperfetto congiuntivo del verbo primitivo si disse io fore o fora; forano, seguitando i Latini che in cambio di essem, esses usavano anche forem, fores. E.