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Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/831

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[v. 19-39] c o m m e n t o 787

verso lo suono, volta la testa, Che me parve veder molte alte torri; la qual cosa non era così, Ond’io: Maestro, dì, che terra è questa? Pone com’egli domanda Virgilio qual fosse quella città, che li parea vedere. Et elli a me; pone come Virgilio li rispose in generale, dicendo: Et elli; cioè Virgilio, a me; cioè Dante, disse cioè s’intende: Però che tu trascorri Per le tenebre troppo dalla lungi; quasi dica: Perchè t’è troppo di lungi la vista, conviene correre più che non può nel luogo tenebroso: imperò che cosa potrebbe la vista nel luogo chiaro, che non può nel luogo tenebroso? Avvien che poi nel maginare1 aborri; cioè addivien che tu erri nello immaginare, per lo stendere la vista più che non può. Tu vedrai ben, se tu là ti congiungi; cioè quando tu t’approssimerai, tu vedrai bene, Quanto il senso; cioè lo sentimento, s’inganna di lontano; cioè di lungi stando, Però alquanto più te stesso pungi; cioè sollicita più te medesimo, per certificarti. Et è qui da notare che nella prospettiva si richeggono2 proporzioni, come nell’altre cose: imperò che conviene che alla virtù visiva risponda, secondo la sua potenzia, la distanzia del luogo e la quantità dell’obietto, e la chiarezza della luce; e per questo addiviene che una medesima cosa in una medesima distanzia altrimenti si comprende da uno occhio, altrimenti da un’altro, secondo che la virtù visiva è maggiore in uno che in un altro; e così da uno medesimo occhio altrimenti si comprende la cosa di di’, altrimenti di notte, altrimenti da presso, altrimenti da lungi.

C. XXXI — v. 28-39. In questi quattro ternari l’autor nostro finge che Virgilio specialmente li manifesti quanto s’inganna da lungi la vista, dimostrando quel che sono quelli che gli erano parute torri, dicendo così: Poi caramente mi prese per mano; cioè Virgilio me Dante, E disse: Prima che noi siam più avanti; cioè che noi ci appressiamo più, Acciò che il fatto men ti paia strano; cioè acciò che meno ne dubiti, Sappi che non son torri; ma giganti; quelli che tu vedi, E son nel pozzo; cioè nel nono cerchio, intorno dalla ripa; di questo ottavo cerchio: l’autor chiama lo nono cerchio pozzo: imperò che strignendo tuttavia li cerchi, come dimostrato è di sopra, era di venire ad uno tondo stretto, per rispetto delli altri come uno pozzo, Dall’ombellico in giuso tutti quanti; sì ch’erano fitti nella giaccia3 infino al bellico, e da indi in su erano fuori; et erano sì grandi, che parean torri. Come, quando la nebbia si dissipa; fa qui una similitudine che, come quando la nebbia si dirada, Lo sguardo a poco a poco raffigura; cioè la vista a poco a poco viene scorgen-

  1. I nostri antichi aveano in uso di togliere l’i dal principio d’alcune parole: maginare, nimico, niquità, stigato ec. E.
  2. C. M. richiedeno
  3. Giaccia; ghiaccia, fognata l’h siccome in biece, fisice, piage per bieche, fisiche, piaghe adoperate dallo stesso Allighieri. E.