Pagina:Commedia - Inferno (Lana).djvu/441

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INFERNO. — Canto XXVII. Verso 112 a 122 437

Francesco venne poi, com'io fui morto,
     Per me; ma un de’ neri Cherubini
     Gli disse: Nol portar; non mi far torto.
Venir sen dee là giù tra’ miei meschini,1115
     Perchè diede il consiglio frodolente.
     Dal quale in qua stato gli sono a’ crini;
Ch’assolver non si può, chi non si pente’;
     Nè pentere e volere insieme puossi.
     Per la contraddizion che noi consente. 120
me dolente! come mi riscossi,
     Quando mi prese, dicendomi: Forse


  1. V. 115. Questo verso più vero, e più bello è del Cod. Laur. XL, 7. Il Lana ha tra quelli che è indicativo di persona come il è di luogo.





tavola, questa donna dovesse essere posta per mezzo uno uscio della cotale camera, poi quando avesse circa a mezzo disinato, destro e acconciamente fosse aperto lo ditto uscio, tirando la donna in camera rinserrata, e vi fusse lo nepote e fessene suo piacere. Come fu ordinato così fu fatto: aperto l’uscio, tirata la donna dentro ch'altri che la compagna con chi ella era a taglieri, non se ne accorse, questo giovane fu a lei; costei per niuno modo non volse consentire; scapigliolla, sgrafiolla, morsicolla, e ogni altro oltraggio li fe’ salvo la fine della intenzione. Tornata la donna a casa del marito così dirotta, e narrata la vicenda, da quella ora inanzi furono quelli della Colonna suoi nemici.

Trovossi essere in quel tempo due cardinali, messer Jacopo e messer Piero della Colonna; elli li privò, e continuo pensò di di sertarli. Or infine non potendo lo ditto Bonifacio venirne alla sua voglia, domandò consiglio al Conte, com’è detto, ed elli, com’è detto, li 'l disse. Bonifacio lo intese, mise trattatori in mezzo, che volea fare pace e restituire li cardinali nel suo titolo, e li secolari nel suo stato; e fece grandissime profferte. Questi si fidonno, e tornonno a Roma e rendenno le fortezze. Quando costui gli ebbe bene per la coppa, diessi alla volta e fece disfare le loro fortezze, e cacciolli via.

Dato lo detto consiglio, lo Conte predetto dice che quando elli fue morto, san Francesco, del cui ordine era stato, venne per esso, ma uno demonio li fue per mezzo e disse a san Francesco: non lo menare via, non me lo tòrre, non mi fare torto ch’elli diede a Bonifacio uno consiglio fraudolente, e d’allora in qua io li sono stato a’ capelli, si ch’elli dee venire a stare tra quelli miei meschini, che sono nello inferno. E risponde lo dimonio ad una tacita questione, che li potrebbe essere fatta, dicendo: elli fu assolto, che assolver non si può chi non si petite, sicom’è detto; e volere e pentere non si puonno essere insieme, perchè sarebbeno contradditorie, sicome di sopra è detto.