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INFERNO. — Canto XXXIV. Verso 1 a 15 509

Poi seguendo il suo poema fa menzione del ditto Lucifero, com’elli è fitto nel centro del mondo; del quale e delli altri demoni sarà, dopo la esposizione di questo capitolo, a far menzione del modo della loro pena, acciò che piena cognizione s’abbia sì de’ ministri, come eziandìo de’ ministrati dell’inferno. Poscia nella fine del suo capitolo dice come uscì dello inferno, e come si trovonno nello opposito emisperio della terra discoverta del mare Oceano, lo quale elli mette essere opposito a quel di Jerusalem.




Vexilla Regìs prodeunt inferni
     Verso di noi: però dinanzi mira,
     Disse il Maestro mio, se tu il discerni.
Come quando una grossa nebbia spira;
     quando l’emisperio nostro annotta 5
     Par da lungi un mulin che il vento gira;
Veder mi par un tal dificio allotta:
     Poi per lo vento mi ristrinsi retro
     Al Duca mio; chè non v’era altra grotta.
Già era (e con paura il metto in metro)10
     Là, dove l’ombre tutte eran coperte,
     E trasparean come festuca in vetro.
Altre stanno a giacere, altre stanno erte,
     Quella col capo, e quella con le piante;
     Altra, conm’arco, il volto a’ piedi inverte.15




V. 1. Elli imagina sicome Lucifero ha tre faccie, così li mette sotto esso tre ale, le quali elli simiglia a grande vele di nave, con le quali ali movendo elli fa tanto vento e sì freddo, che elli è cagione di quella ghiaccia; le quali ali elli appella Vexilla; cioè gonfaloni; sichè Virgilio vicinandosi a quel luogo, disse a Dante: Vexilla regis prodeunt inferni, cioè li gonfaloni del re dell’inferno, cioè Lucifero, soffiano verso di noi, e sì ci si manifestano, e però guarda se tu li vedi.

4. Come quando, qui dà uno esemplo che sicome per nebbia e per tramutazione di sole, che è cagion della notte, alcuna fiata l’uomo vede una cosa di lungi, che li pare volubile, sicome molini da vento, una tale cimiera li parve vedere allora.

10. Già era, quasi a dire che ’l sito di quelli era stranio, che alcuni eran dritti, alcuni riversati, alcuni colli piedi in suso e alcuni accurvati che li piedi li erano presso al capo, quasi fatto d’essi un circolo.

12. Festuca, cioè pagliuzza.