Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/32

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xxiv vita di dante.

basciate sue in Siena, in Perugia, in Ferrara, in Genova, in Roma, in Napoli, in Francia, se crediamo al Filelfo; taluna delle quali assai rilevante, e le più con esito buono. La più notabile, e acutamente notata da Cesare Balbo, fu quella del novantanove in nome della Taglia guelfa ai Comuni toscani che a tale società appartenevano, perchè venissero a nominare un capitano novello di detta Taglia. Nel governo popolano era dunque un altro governo guelfo più pretto: e Dante, poco tempo innanzi l’esilio suo, ci ebbe parte. Era di questa Taglia Pistoia: nella quale città, sorta discordia tra i Cancellieri Bianchi e i Neri, Firenze, per chetare la cosa, li chiamò a sè. Quindi i Guelfi di Firenze divisi in Neri e Bianchi: e de’ Bianchi, a’ quali s’accostarono i Ghibellini, capo Vieri de’ Cerchi, uomo rozzo delle cose civili; de’ Neri, Corso Donati, uomo di spiriti ambiziosi ed ardenti. Papa Bonifazio VIII teneva da’ Neri. Si venne al sangue. Nel giugno del mille trecento Dante è creato de’ sei priori; i Bianchi e i Neri rivengono alle prese, incitati più che placati dalla mediazione del cardinal d’Acquasparta: i priori, per non si mostrare di parte, mandano a confino alcuni tra i capi de’ Neri e alcuni Bianchi, tra i quali era Guido Cavalcanti amico di Dante, genero di Farinata, odiato da Corso. I Bianchi furon più presto richiamati de’ Neri, ma dopo finito il priorato di Dante. Nel dicembre s’azzuffan da capo; e poi nel gennaio del trecentuno. I Neri (più torbidi, a quanto pare, de’ Bianchi) congiurano per chiamar lo straniero come paciere; scoperti, sono mandati a confino. Corso va a Roma, brigando perchè venisse paciere il Valesio, nemico di que’ d’Aragona, accetto al Papa. Dante è della repubblica inviato ambasciatore con altri; fatto già Guelfo de’ Bianchi, non Ghibellino cioè, ma prossimo a quelli. Allora disse quella parola altera, ma che ben distingue l’uomo e la debolezza di parte sua: S’io vo, chi resta? S’io resto, chi va?

Carlo Valesio scende in Italia: i Bianchi di nuovo mandano Dante ambasciatore a Bonifazio: ma questi aveva già nominato il Francese Senzaterra, pacier di Toscana; credendo forse men guai di que’ che successero. E che ligio in tutto non fosse Bonifazio alla Francia, la sua morte ce’l mostra. I due ambasciatori compagni al Poeta, ritornano; egli rimane a Roma, intanto che il primo di novembre del 1301 Carlo metteva piede nella tradita città. Addì cinque, Corso ritorna, e la guerra civile seco: sacheggiate, arse le case de’ Bianchi; una legge dona al podestà licenza di chiamare a sindacato i fatti de’ priori, anco assenti. La qual legge, direttamente nemica al Poeta, pesò su lui, quando, accusato di baratteria, all’avvenimento di Carlo fu ben tre volte