Pagina:Commedia - Paradiso (Buti).djvu/129

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dubbio toccato di sopra; cioè come possa essere che, essendo l’omo sforzato, caggia dal merito e per consequente caggia dal premio, e che questo non sia contra la iustizia d’Iddio; e com’elli mosse uno altro dubbio, cioè se si può permutare lo voto, lo quale dubbio Beatrice dichiarerà nel seguente canto. E dividesi questa lezione in cinque parti: imperò che prima finge come Beatrice, continuando lo suo parlare, determinò lo dubbio sopradetto; nella seconda parte finge come Beatrice muove a lui un altro dubbio, che nacque delle parole dette di sopra, le quali parole si paiano contradire, et incominciasi quine: Ma or ti s’attraversa ec.; nella terza finge come Beatrice solve lo detto dubbio, et incominciasi quine: A questo punto ec.; nella quarta parte finge come, dichiarato di questo altro dubbio 1, congratulò a Beatrice ringraziandola, et incominciasi quine: O amanza del primo ec.; nella quinta parte finge com’elli mosse a Beatrice uno altro dubbio, cioè se lo voto si può trasmutare, et incominciasi quine: Questo m’invita ec. Divisa adunqua la lezione, ora è da vedere lo intelletto litterale 2 co l’allegorie e moralità, quando occorreranno.

C. IV — v. 73-90. In questi sei ternari lo nostro autore finge come Beatrice solve lo primo dubbio che fu: Se ’l buon volere dura, la violenza altrui per qual cagione mi scema la misura del meritare? A che risponde Beatrice in questa forma, dicendo così: Se violenzia è quando quei che pate; cioè se forza è, cioè avvegna Iddio che forza sia quando colui che riceve la forza, Niente conferisce; cioè nulla dà d’aiuto, nè di consentimento, a quei che sforza; come vollia dire chi argomenta: Non for quest’alme; cioè non sarebbono queste anime, per esso; cioè per ciò, scusate; ciò avvegna Iddio che fussono state sforzate e niente avessono consentito; et assegna la cagione per che: Chè volontà; cioè imperò che la voluntà, non s’ammorza; cioè non s’afferra e non si ferma nella cosa forzata, se non vuol 3; cioè s’ella, cioè la voluntà non vuole: et intende della voluntà assoluta la quale sempre vuole lo bene: imperò che, come si dirà di sotto, due sono le voluntà, l’una assoluta che sempre vuole lo bene, l’altra respettiva che vuole lo maggior bene, o lo men male; e però dice della voluntà assoluta ch’elli non si ferma, s’ella non vuole afferrarsi e fermarsi alla cosa a che ella è, Ma fa; cioè la voluntà assoluta, come natura face in foco; lo quale sempre torna ritto in su: de la fiamma si dè intendere che sempre si dirizza in alto, Se mille volte violenzia il torza; cioè se la torcia e faccia chinare in giuso: se una

  1. C. M. dubbio, mostrò allegrezza e letizia a Beatrice
  2. C. M. litterale col testo et esposizione allegorica e morale,
  3. C. M. non vuol ; cioè s’ ella, cioè la volontà non vuole afferrarsi e fermarsi alla cosa, a che ella è sforsata, et allora è volontà respettiva, Ma fa;