Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/137

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canto

VI. I7

Tornò Cesare in italia, poi volò a Brindisi, e da Brindisi in mezzo a fiere tempeste, e con poche navi giunse all’Epiro, e pose gli accampamenti non molto lontano da Pompeo. Egli credeva nella celerità, Pompeo nella tardanza; e provocava quest’ultimo a combattere, e non potendo farlo uscire, lo cinse di assedio in Durazzo, prendendo consiglio dalla posizione. Intorno al campo di Pompeo si alzavano in fatti molte aspre colline, che tosto occupò, erigendo sopra ciascuna un castello, e scavando un fosso di comunicazione per sedici miglia fra quei ventiquattrocastelli. Molti furono gli scontri sempred’ incerta fortuna, ma Cesare persuadeva i suoi a pazientare 1’ orgoglio e gl’ insulti de’ centurioni di Pompeo. Finalmente, in una grande sortita, Pompeo fatta strage de’ nemici, avrebbe potuto terminare la guerra a suo pro, se, maravigliandosi dell’insperata vittoria non avesse temuto d’inganno, e richiamò i suoi, o per la notte sopravvenuta, o perchè nel giorno dopo riteneva di finire il contrasto senza spargimento di sangue. Cesare disse di Pompeo in quell’ incontro — che, se sapeva combattere, non sapeva vincere. — Ma questi, veduta la falsa sua posizione, consolando i suoi della sconfitta, passò in Tessaglia, e Pompeo sempre intento a vincere col ritardo lentamente lo seguì; ma non potendo reggere alle lagnanze de’ suoi imbaldanziti dal passato successo, lasciò le briglie alla fortuna, e confidando nel numero maggiore, attaccò la battaglia. Labieno fattosi nemico di Cesare in quella guerra, eccitava Pompeo a fare 1’ ultimo sforzo. Cesare dall’ altra parte, esortava, animava i suoi colla rara eloquenza sua, e con promessa di premi ed onori, e tanto li scaldò, che Crastino impaziente di ritardo, e senz’ordine di Cesare, spinse i suoi in battaglia, ed appena sortito cadde morto, trafitto da un dardo nemico. Pompeo, superiore di cavalli tentava circondare, ‘