Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/145

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canto

Vi. I3i

sto — perpetuo dittatore, — padre della patria e dcl senato. Al nome di Ottaviano aggiunse quello di Augusto, pcrchè vivente ancora, quasi Dio si venerasse nel mondo. EI però noti volle mai esser chiamato signore. Floro scrive, che fu gran fortuna che in tanto sconvolgimentodi cose il regime andasse. nelle mani di Augusto che attivo e sapiente riordinò il corpo disperso e guasto dell’impero. Ma il cielo aveva predisposto tanta tranquillità, perchè sotto di Augusto doveva Iddio prendere umana carne a vantaggio e salute del genere umano. Se Augusto fu il più felice de’ regnanti, soffrì per altro domestiche sventure nella figlia che si rese la più disonesta dell’impero, e nel crudele Tiberio che gli successe. Ma do che i segno che parlar mi face facto havea pria ma ciò che aveva fatto il segno romano prima di Tiberio e poi era futuro da Vespasiano — Traiano — Antonino Pio — Alessandro ecc. sino a Costantino, da Costantino sino a Giustiniano da Giustiniano fino a Carlo per lo regno rnortak’chea lui soggiacepel mondo che di diritto gli è suddito diventa in apparentia poco e scuro se in man al terzo Cesare se mira divenla rispettivamente poco, se si osserva nelle mani di Tiberio. Fu Tiberio valorosissimo in armi nella sua gioventù, ma cresciuto in età fu il più lussurioso tiranno, ed il cane più rabbioso che si fosse visto sul trono. Orosio dice che non ottenne dal senaLo che Cristo si venerasse, ma egli si convertì nella fiera la più crudele: con occhio chiaro cI afl’ecto puro se si considéra questa insegna dell’aquila in mano di Tiberio senza prevenzione e con vera fede che la viva justicia divina che m ispira tal ‘erità li concedelle in mano a quel eh io dico mise nelle mani di Tiberio gloria di far vendetta a la sua ira la divi iia giustizia, la (lilale aveva mandato il Figlio di Dio in terra ad incanini-si per sod(lisfare all’ ii-a dcl peccato di Adamo, coilceDigitized by Google