Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/15

Da Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

canto

I.

TaSTO MODIRNO La gloria di Colui, che tutto move, Per 1’ universo penetra e risplende In una parte più, e meno altrove. 5 Nel ciel che più della sua luce prende, Fui io, e vidi cose che ridire Nè sa, nè può qual di lassù discende; 6 Perchè appressando sè al suo desire, Nostro intelletto si profonda tanto, Che retro la memoria non può ire. 9 Veramente quant’ io del regno santo Nella mia mente potei far tesoro, Sarà ora materia del mio canto. 12 O buono Apollo, all’ ultimo lavoro Fammi del tuo valor sì fatto vaso, Come dimandi a dar I’ amato alloro. insino a qui 1’ un giogo di Parnaso Assai mi fu; ma or con ambedue M’ è uopo entrar nell’ aringo rimaso. 18 Entra nel petto mio,e spira tue, Sì come quando Marsia traesti Della vagina delle membra sue. 21 O divina virtù, se miti presti Tanto, che l’ombra del beato regno Segnata nel mio capo io manifesti,