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paradiso

Clic, s’io fossi giù stato, io ti mostrava Di mio amor più oltre che le fronde. Quella sinistra riva che si lava Di Rodano, poich’è misto con Sorga, Per suo sigòore a tempo m’aspettava; 60 E quel corno d’Ausonia, che s’imborga Di Bari, di Gaeta e di Crotona, Da ove Tronto e Verde in mare sgorga. 63 Fulgeami già in fronte la corona Di quella Terra che il Danubio riga Poi che le ripe tedesche abbandona: 66 E la bella Trinacria, che calìga, Tra Pachino e Peloro, sopra il golfo Che riceve da Euro maggiori briga, 69 Non per Tifèo, ma per nascente solfo Attesi avrebbe li suoi regi ancora Nati per me di tarlo, e di Ridolfo, 72 Se mala signoria, che sempre accora Li popoli soggetti, non avesse Mosso Palermo a gridar: inora, mora. Th E se mio frate questo antivedesse, L’avara povertà di Catalogna Già fuggiria, perché non gli offendesse; 78 Chè veramente provveder bisogna Per lui o per altrui, si che a sua barca Carica più di carco non si pogna. 81 La sua natura, che di larga parca Discese, avria mestier di tal milizia Che non curasse di mettere in arca. 84 Però ch’io credo che l’alta letizia Che il tuo parlar m’infonde, signor mio,