Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/190

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paradiso

Che ricevesse il sangue ferrarese, E stanco chi il pesasse a oncia a oncia, 57 Che donerà questo prete cortese, Per mostrarsi di parte; e coLai doni Conformi fieno al viver del paese. 60 Su sono specchi, voi dicete Troni, Onde rifulge a noi Dio giudicante, Sì che questi parlai’ ne paion buoni. 63 Qui si tacette, e fecemi sembiante, Che fosse ad altro volta, per la ruota, In che si mise come era davante. 66 L’ altra letizia, che in’ era già nota, Preclara cosa mi si fece in vista, Qual fin balascio in che lo Sol percuola, 69 Per letiziar lassù fulgor s’acquista, Sì come riso qui; ma giù s’ abbuia L’ombra di fuor, come la mente è trista. 72 Dio vede tutto, e tuo veder s’ inluia, Dissi io, beato spirto, sì che nulla Voglia di sè a te puote esser fula. 7.5 Dunque la voce tua, che il ciel trastulla Sempre col canto di quei fochi pii, Che di sei ale fan nosi cuculla, 78 Perchè non soddisface a’ miei desii? Già non attenderei io tua dimanda, 5’ io rn’ intuassi come tu t’ immii. 81 La maggior valle, in che l’acqua si spanda, Incominciaro allor le sue parole, Fuor di quel mar che la terra inghirlanda, 84 Tra discordanti liti contra il Sole Tanto sen va, che fa meridiano