fatto vaso di sapienza, col quale, imitando Apollo, confondere
gli emuli nel cantare in questa materia. Anche le muse convertirono
in piche le audaci Pieridi. Il sangue dell’orgoglioso
Marsia fu convertito nelle acque del fiume descritto da Quinto
Curzio allorchè dice — Alessandro ridusse 1’ esercito alla città
de’ celenii, le cui mura sono bagnate da Marsia fiume rinomato
pei carmi greci — all’ incontro Livio die — che Menandro
è fiume navigabile, che scaturisce dalla rocca de’celenii
una volta capitale de’ frigii, e Marsia fiume non lungi dal Menandro
che sorgendo da fonti vi casca dentro. — lo credo più
a Livio che a Curzio. Lucano pure ci dice, che Marsia velocemente
discendendo, entra nel sinuoso Menandro. o Apollo entra
nel peclo mio o Apollo scaldami il petto e spira tue ad ispirarmi
si come nel modo quando traesti Marsia de la vagina
de le membra sue di che usasti, allorchè vincesti il presuntuoso
Marsia, e in pena di sua presunzione, gli cavasti la
pelle, lo scorticasti. Bellissima metafora di pelle, vagina delle
membra! Per rendersi poi benevolo il nume invocato, Dante
gli ricorda il lauro, pianta calida e secca quale conviene
ai poeti. Essi col calore dell’ ingegno vanno in cerca di onori
e di gloria: è sempre verde come la fama poetica: quando si
dimezzi una bacca di lauro, e si pianti, germina come se fosse
intera. Come il lauro non si tocca dal fulmine, così la fama
non è tocca dai Mevii: di lauro si coronavano solo i trionfa-
tori ed i poeti; ecco perchè niun’ arte fu tanto gloriosa come
la poetica, ed i greci, ed i romani vollero che il poeta con
premio uguale ai trionfatori fosse onorato. E se oggi tal arte
scadde di culto ed onore, ciò deriva dalla ingorda cupidigia
de’ moderni, che cercano il solo guadagno quantunque vile.
I poeti di lauro non solo ma si coronavano anche di edera
pianta a Bacco sacra, calida essa pure, e tenacemente adeDigitized
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