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canto

XVIII. 339

aquila. Con ciò Dante vuoi significare che i regni tutti del mondo dipendono dal romano, nel quale è primo pregio la giustizia, come le diverse membra del corpo umano dipendono dal capo. L’aquila è l’insegna dell’impero romano, come diffusamente si disse nel VI canto: quel che dipingi qui non ha chi I guidi quel che dipingi in questo luogo non è guidato da alcuno ma esso guida e quella virtu che e forma he L’universo aDiofa somigliante si rammenta da lui da quel pittore eterno sull’esempio de’ nostri pittori sull’altrui esemplare, anzi dallo stesso esemplare la natura prende qualunque cosa fa. L altra beatitudo che contenta pareva d ingigliarsi a i emme l’altra schiera degli spiriti beati, prima quietata nel colmo dcli’ M che pareva contenta d’ ivi formarsi quasi una corona di gigli con pocho moto seguito la irnprenta facendo poco movimento, compiè la figura dell’ aquila, o dolce stella o propizio pianeta di Giove che gli astronomi chiamano fortuna maggiore quali e quante gemme mi dimostraro che nostra justitia si ha eft’ecto del cielo che tu ingemmi quali e quante anime splendenti mi fecero conoscere che la giustizia della terra sia l’effetto dell’ influsso del pianeta che tu adorni. perch io prego la mente in che s initia tuo moto e tua virtute laonde io prego Dio, nel quale ha origine il tuo moto ed influsso che t’imiri ond esce il fumo che tuo raglo vitia che palesi donde viene la nebbia che oscura il tuo raggio; donde derivi l’avarizia che offusca la virtù. E qui il Poeta invoca l’ira divina sopra chi abusa delle sacre cose, perché li flagelli come quando scacciò i negozianti dal tempio si che un altra fiata ornai si adiri del comperare e vendere dentro al tempio chesi muro disangue e di martiri in modo che Cristo il quale flagellò coloro che facevano mercato nel tempio, si adiri in’ altra volta contro chi rinnova questo mercato nella