Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/360

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paradiso

cesso non rimanesse infinitamenleal di sopra dell’ intellettodi I ogni sua creatura. Non lo poteva Iddio, come non potrebbe fare un altro simile a sè. Creò perfettissimo il primo angelo, e non ostante non arrivò a comprendere il valore divino, se tentò farsi simile a Dio. e cio fa certo e ciò rende certo quanto si è detto che il primo superbo che fu la somma d ogni creatura per non aspectar lume cadde acerbo giacchè avvenne al superbo Lucifero, la prima e più eccellentedi ogni creatura, che per non aspettare il lume della grazia divina cadesse dal cielo prima di essere confermato in grazia; e quinei appare eh’ ogni minor natura e quindi risulta che ogni creatura minore di Dio ee corto receptaculo è incapace di comprendere a quel bene che non ha fine e se in se misura quel bene ch’ è infinito, e ch’è la misura di sè stesso, tutto comprendendo in sè. Dunque nostra veduta che conviene essere akun de raggi de la mentedunque il nostro intelletto,ch’è pur raggiodella mente divina, di che tutte le cose son ripiene qual raggio tutto riempie non po di sua natura esser possente tanto non può di sua natura arrivare lanto in là che non discerna suo principio molto parvente di la, di quel ch egli e che non discerna 1’ intendimento divino sotto apparenza molto discoI sta dal vero. Alcuni vorrebbero attribuire nostra veduta agli spiriti beati, e non può stare, perchè Dante aveva detto non trovare la soluzione del suo dubbio in terra. pero la vista che riceve il vostro mondo s interna, ne la giustitia sempflerna come occhio per lo mar s interna entro però I’ intendimento che voi mortali ricevete da Dio s’ interna per entro la sempiterna giustizia, come 1’ occhio entra per entro il mare che ben- che di la proda veggia il fondo che sebbene dal lido 1’ occhio veda il fondo in pelago noi vede non lo vede però in alto mare e non dimrno ee li ma cela lui i esser pro fundo e nondiDigitized by Google