Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/385

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canto

XXI

Dentro alla tua letizia, fammi nota La cagion che sì presso mi t’accosta; E di’ perché si tace in questa ruota La dolce sinfonia di Paradiso, Che gitì per l’altre suona sì devota. 60 Tu hai l’udir mortal sì come il viso, Rispose a me; però qui non si canta Per quel che Beatrice non ha riso. 63 Giù per li gradi della scala santa Discesi tanto sol per farti festa Col dire e con la luce che mi ammanta; 66 Nè più amor mi fece esser piiì presta; Chè più e tanto amor quinci su ferve, Sì come il fiammeggiar ti manifesta. 69 Ma l’alta carità, che ci fa serve Pvonte al consiglio, che il mondo governa, Sorteggia qui, sì come tu osserve. 72 lo veggio ben, dissi io, sacra lucerna, Come libero amore in questa Corte Basta a seguir la provvidenza eterna. Ma questo è quel che a cerner mi par forte; Perchè predestinata fosti sola A questo ulicio fra le tue consorte. 78 Non venni prima all’ ultima parola, Che del suo mezzo fece il lume centro Girando sè come veloce mola. 81 Poi rispose I’ amor che v’era dentro: Luce divina sovra me s’appunta Penetrando per questa onde io m’ invenLro. 84 La cui virtù con mio veder congiunta Mi leva sovra me tanfo, ch’io veggio