Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/413

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canto

XXII.

avere alla Chiesa trionfante che lieta vien in questo etera tondo che viene festante per questo etereo rotondo tratto, per questo cielo. col viso ritornai per tutte quante le sette spere io volsi gli occhi a tutte quante le sfere sottoposte, da Saturno fino alla luna e vidi questo globo tale eh io sorrise del suo vil sembiante e vidi questa terra abitata dagli uomini così piccola che del vile suo aspetto mi risi, e quel consiglio per migliore approbo che I a per meno e giudico di più senno chi men la stima e chi ad altro pensa chiamar si puote veramente probo e chi volge altrove i suoi pensieri, cioè al cielo, può dirsi con verità uomo retto e sapiente. Vidi la figlia di Latona incensa sanza quel ombra che mi fu cagione perche gia la credetti rara e densa vidi la luna senza quelle macchie che io credetti derivare dal raro e denso, e ch’ esso si sforzò d’ impugnare nel canto Il. o Iperione quivi sostenni I aspecto del tuo nato e vidi come si move circa e vicino a lui Maia e Dione quivi, o Iperione, pel vigore novello della mia virtù visiva, gli occhi miei ebbero forza di sostenere la luce del sole tuo figliuolo, e vidi com’egli move intorno Mala la figliuola di Atlante e madre di Mercurio, e qui si prende per lo stesso pianeta di Mercurio. Dione poi fu madre di Venere, e si prende per lo stesso pianeta di Venere: quindi mi apparve il temperare di Giove tra 1 Padre e I Figlio Giove nel mezzo di Marte e Saturno, tempera l’uno e l’altro, perchè caldo ed umido, mentre Saturno è freddo, e Marte, secco ossia vidi il temperato pianeta (li Giove tra il pianeta di Saturno e quel di Marte e quindi mi / chiaro il variai’ che fanno di br dove e quindi scoprii, o conobbi chiaramente i cambiamenti del luogo loro, ora più ora meno distanti dal sole, ed ora innanzi ora dietro di lui c luttisepte mi si dimoDigitized by Google