Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/447

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canto

XXV. 457

Venga in Gerusalemme per vedere, Anzi che il militar gli sia prescritto. Gli altri due punti, che non per sapere Son dimandati, ma perch’ ci rapporti Quanto questa virtù ti è in piacere, 60 A lui lascio io; che non gli saran forti, Nè di iattanza; ed egli a ciò risponda, E la grazia di Dio ciò gli comporti. 65 Come discente che a dottor seconda Pronto e libente in quel ch’egli è esperto, Perchè la sua bontà si disasconda, 66 Sperne, diss’ io, è uno attender certo Della gloria futura, il qual produce Grazia divina e precedente merLo. 69 Da molte stelle mi vien questa luce: Ma quei la distillò nel mio cor pria, Che fu sommo cantor del sommo Duce. 7 Sperino in te, nell’alta Teodia, Dice, color che sanno il nome tuo: E chi noi sa, s’egli ha la Fede mia? 7 Tu mi stillasti con lo stillar suo Nella pistola poi, sì ch’io son pieno, E in altrui vostra pioggia ripluo. 78 Mentre io diceva, dentro al vivo seno Di quello incendio tremolava un lampo Subito e spesso a guisa di baleno. 81 indi spirò: l’amore, onde io avvampo Ancor ver la virLtì, che mi seguette Fino alla palma e allo uscir dei campo, 84 Vuol ch’ io respiri a te, che Li dilette Di lei; ed emmi a grato che tu diche