Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/449

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XXV. 43 Quale è colui che adocchia, e s’ argomenta Di vedere eclissar lo Sole un poco, Che, per veder, non vedente diventa, l2O Tal mi feci io a quell’ ultimo fuoco, Mentre che detto fu: perché L’ abbagli Per veder cosa che qui non ha loco? in Terra è terra il mio corpo, e saragli Tanto con gli altri, che il numero nostro Con 1’ eterno proposito s’ agguagli. 126 Con le due stole nel beato chiostro Son le due luci sole che saliro: E questo porterai nel mondo vostro. I29 A questa voce lo infiammato giro Si quietò con esso il dolce mischio, Che si facea del suon del trino spiro; i32 Sìcome, per cessar fatica o rischio, Li remi p.ria nell’ acqua ripercossi Tutti si posano al sonar d’un fischio. Abi quanto nella mente mi commossi, Quando mi volsi per veder Beatrice, Per non poter vederla, bench’ io fossi Presso di lei, e nel mondo felice! I9 COMMENTO DI BENVENUTO Virtù della Speranza. Si divide il canto in quattro parti. Nella prima, san Giacomo interroga Dante sulla speranza. Nella seconda, tre dimande sulla stessa virtù. Nella terza, s’ interroga il Poeta donde gli venne tal virtù. Nella quarta, san Giacomo parla della carità. Dante sperava in ricompensa del suo Poema di poter tornare alla sua cara patria Fiorenza, ed ivi essere coronato