Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/572

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paradiso

teramente la mia visione ancora mi distilla nel cor lo dolce che nacque da essa e non pertanto sento ancora nel cuore la dolcezza che da lei mi venne: cosi la neve al sol si disigiLla così la neve si scioglie perdendo la sua forma: cosi al venhii ne le foglie levi si perdea la sententia di Sibilla. Narra Virgilio che la Sibilla Cumana scriveva i suoi oracoli nelle foglie, le quali tosto disordinavansi e sperdevansi dal vento. Enea prima di discendere all’inferno interrogò la Sibilla di Cuma che aveva un tempio, i cui avanzi anche oggi si trovano presso la stessa città di Cuma diruta e sepolta, non molto lungi da Napoli. Le Sibille furono molte, e si fa menzione dagli scrittori almeno di dieci. L’ Eritrea profetizzò la nascita di Gesù Cristo in alcuni carmi commentati da sant’Agostino, e dai quali si raccolgono queste parole — Gesù Cristo Salvatore. Anche la stessa Sibilla Cumana predisse la venuta di Cristo, come si ha nel primo canto dell’inferno. O somma luce che tanto ti levi da concepti mortali o somma luce, che tanto ti alzi dai concetti mortali a la mia mente ripresta un poco di quel che parevi deh torna alla mia memoria un poco di quanto m’apparivi, allorchè io ti rimirava! e fa la lingua mia tanto possente e rendimi tanto p0- tente nei carmi che una favilla sola de la tua gloria possa lasciare a la futura gene che possa tramandare alla posterità un piccolo raggio di tua gloria col descriverlo che per tornare alquanto a mia memoria e per sonare un poco in questi versi piu si concepera di tua vittoria perché alcun poco ravvivata la mia memoria, più potrò narrare ad altrui, e più nche apprenderanno gli altri di questo regno. Io credo per I acume eh io soffersi del vivo raggio eh io sarei smarrito se gli occhi miei da lui fossero aversi io credo che per l’acume del vivo raggio divino mi fossi smarDigitized by Google