Pagina:Commedia - Purgatorio (Tommaseo).djvu/29

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C4NT0 J. il' l'acqua inondante trapassa. Così voi talora conviene chinarci e mnt- liarci. E però Dante la dice da ultimo umile pianta: e chi sa non gli venisse insieme col giunco alla mente quella divina parola data come segno a riconoscere il salvatore vero: La canna scrollata egli noti spezzerà? Anco in Virgilio é «n ramo che Enea deve corre dalla selva che mette all'Inferno, coglierlo perché e' possa entrare all'Eliso: e parla- sene lungamente, e pare che il Poeta ci voli intorno come le colombe che son guida all'eroe, e ci si fermi sopra invescato dalla sua propria eleganza. La cara imagine delle colombo avrà forse ispirato a Dante quella gentile similitudine che è nel Canto secondo, dacché ne' tre mondi tre similitudini rincontriamo dalla colomba: qui le anime che fermate all'armonia di Casella, al rimprovero di Catone corrono verso la costa; in Inferno i due amanti che volano all'affettuoso grido di Dante; in Paradiso, l'apostolo della speranza che si pone accanto ai- l'apostolo della fede : Sì come quando 'l colombo si pone Presso al compagno, l'uno e l'altro pande. Girando e mormorando, l'affezione : Così vid'io l'un dall'altro grande Principe glorioso essere accolto Laudando il cibo che lassa si prande (1). E ognun sente come la si- militudine nell'Inferno sia, quanto a dicitura, più delicatamente con- dotta ; quella del Purgatorio più nuova e più semplice ; In questa del Paradiso il grande principe e il cibo che si prande non bene si con- vengano co' colombi, e come i suoni slessi non abbiano la delicatezza che porla l'idea, s'altri forse non sentisse ne' suoni colombo, pone j, affezione, quando, pande, girando, mormorando, la voce della co- lomba : come Virgilio, ma ben meglio, con due suoni soli alquanto cupi rende il gemito della tortora, e con gli altri che precedano più leggieri e più gai, ne rende l'affetto : Nec gemere aeria cessacit turtur ab ulmo {-ì). In Virgilio la Sibilla è che tiene il ramo d'oro nascoso sotto 1» veste e lo mostra a Caronte, ed Enea poi, come dono a Proserpina, l'ap- pende alla soglia dell'Eliso. Più bello, in Dante, che questo color d'oro tenuto quasi in borsa dalla vecchia, il giunco che incorona al Poeta le tempie e gli è ghirlanda più degna dell'alloro speralo nel suo bel San Giovanni (3). In Virgilio, del ramo fatale é detto in prima: Ips» volens facilisque sequetur. Si te fata vocani : aliter, non viribus nllis Vincere, nec duro poteris convellere ferro (i). Poi d'Enea che lo coglie. Avidusqne refringit Cunctantem (5), che par contradire al già dello dalla Sibilla in Virgilio. Primo avulso, non deficit alter Àureus et simili frondesrit virga metallo (6). E in Dante -Il simile; ma con in- tenzione simbolioa, perchè, nota 11 Poggiali, i mezzi dell'espiazione sono sempre alla mano, chi pure lì voglia, o perché nell'anima che si pente è messa dalla Grazia una forza rlgeneratrlce che rinnova ed amplifica il miracolo della creazione. (i) Par., XXV. /!;'/ aura Fulgenfem ramum s&va ^uno- (2) Bue, I. tìis avcrnae Monstravit, jusu'tque suo (3) Iiif., XIX ; Par., XXV. dnellere trunco (.Met., XIVÌ. (4) .En., VI. ^fiì F.n., V|. (5) la Ovidio, che imita da Virgllu