Pagina:Commedie di Aristofane (Romagnoli) II.djvu/248

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I CALABRONI 245


Dir quanto è bravo l’altro, l’attore, è cosa dura.
Ma d’ogni altro Arifràde più saggio è per natura.
Da sé, per sottigliezza spontanea di cervello,
senza maestro, apprese, com’entra in un bordello,
a manovrar di lingua: suo padre così giura!
Antepirrema
C’è più d’uno che afferma ch’ io venni a transazione
quando a scombussolarmi, a tritarmi, Cleone
piombò con sue male arti. Or, mentre ei mi scuoiava,
la gente, nel sentirmi strillare, sghignazzava:
di me non gli premeva; badava sol se, pesto
così, lanciassi qualche burla. Veduto questo,
un paio di scimiate gli ebbi presto ammannite:
or poi, di nuovo il palo ha gabbata la vite!