Pagina:Compendio del trattato teorico e pratico sopra la coltivazione della vite.djvu/36

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strugge, o gl’impedisce di sortire, basta scoprire col dito l’occhio inferiore vicino, e quegli lo rimpiazza subito.

Se il terreno è stato disposto prima a formare uno scacchiere regolare, disposizione che in seguito riesce vantaggiosissima per l’esecuzione della vigna, l’operajo che porta la tanivella, non à nemmeno bisogno di una misura per mettere i ceppi ad eguale distanza, poichè le linee paralelle, che si trovano tagliate dagli angoli del quadro, gli additano e la direzione e la misura, ch’è costretto lasciare tra ogni buco. Questo primo operajo è seguito da un secondo, il quale tenendo con una mano un vaso ripieno di acqua, tira coll’altra dei fili, che mette nei buchi fatti dal primo. Un terzo viene dietro, e riempie le aperture con qualche pugno di terriccio, o di buona terra. Si può riguardare come un eccesso di premura, o precauzione il metodo di certi vignajuoli di spargere subito in ciascun buco un poco di acqua di mare, o del succo di concime, che aggravando la terra, l’avvicina troppo al piccolo ramo.

Vi sono dei casi in cui la tanivelia non può essere adoperata, come nei terreni sabbionosi, le parti dei quali ànno poca aderenza, e riempirebbero il buco avanti d’introdurvi il tallo. In altre circostanze, il suolo, sebbene favorevole alla vite, è talmente ineguale dalle rupi, che non si può osservare alcuna distanza simetrica per la disposizione del terreno. Si fanno allora, dove si può, dei buchi di un piede e mezzo di profondità, e di larghezza, dove si mettono i piccoli rami più verticalmente che sia possibile, dopo aver posto la miglior terra sul fondo.