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86 mary wortley montagu

240il senno ed il valor del dolce sposo.
     Oh come poi tra le sciagure e 'onte
ei si consola in ritirarsi appresso
di lei che seco soffre e seco piange,
e con quale dolcezza a lei rivolto
245nello stringerla al sen: «No, non dipende
la mia felicità dalla fortuna»,
dice e, di gioia sfavillando, aggiunge:
«Che la fortuna mi persegua e scopo
ella mi faccia delle sue saette,
250saette inevitabili, io ritrovo
tra le tue braccia asilo certo e cheto,
né, se mi pregi tu, m’affanna o adira
l’ingiusta Corte od il signore ingrato.
Nelle perdite mie godo il piacere
255di meritar da te prove novelle
di tenerezza e di virtude. Vane
son le grandezze a chi felice vive.
Né cerco chi m’adùli e mi corteggi
se regno nel tuo core e in te possedo
260ogni delizia che può dar natura».
Al fin non àvvi ne la vita umana
sito tanto molesto onde non possa
la tristezza scemarne il caro oggetto
d’un mutuo amor. L’infirmitade stessa
265non è senza dolcezza allorché assiste
a la cura l’amante. Altro io non dico
di quanto ne’ reciprochi contenti
molle e ingegnosa fantasia soddisfa,
e con la voluttà più pura e stesa
270ogni senso lusinga ed accarezza.
Pur in obblio non posso por il dolce
instinto di natura e che raffina
(esprimendolo ognor co’ nuovi segni)
la tenera amicizia e ’l pago amore.
275Quanto ei gode a scherzar vedendo intorno