Pagina:Continuazione delle memorie e documenti della fondazione della biblioteca circolante popolare di Prato.djvu/62

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cui pochi sono quelli che come soci non appartengano. Essi col tenue sacrificio di pochi centesimi al mese ricevono il beneficio grandissimo di emanciparsi dalla durissima schiavitù dell’ignoranza e dei pregiudizii che ne sono la legittima conseguenza; ricevono il benefizio di conoscere i miglioramenti e progressi delle arti e delle industrie, e quindi di poter attuare i miglioramenti in quella a cui sono dedicati. La Nazione poi acquista l’utile di non lieve momento, chè i cittadini tutti che la compongono conoscono appieno i loro diritti ed i loro doveri nè per cosa al mondo mancano a questi e vogliono che quelli siano rispettati.

Tali istituzioni da cui sì larga copia di beni deriva alla Nazione, io vorrei vedere moltiplicate e diffuse, per ogni angolo di questa nostra Italia che deve tornare donna di provincie, quale la desiderava il gran padre Alighieri. E l’Italia pare che abbia cominciato ad intendere che le scuole sole non sono sufficienti al bisogno, che quando un operaio ha appreso a leggere a scrivere a far di conto abbisogna viemaggiormente di buoni libri che valgano a mantenere viva la face del sapere che in lui fu accesa; e dico che sembra nella penisola tale verità e necessità si sia compresa, dappoiché veggo che alcuni municipj ed alcune private società hanno inteso alla fondazione di biblioteche popolari. Prima a dare l’esempio fu la gentile Toscana e precisamente Prato, dove, la Società pella lettura popolare fiorisce e dà molto bene a sperare di sè. A far conoscere la verità del mio asserto piacemi trarre intorno ad essa alcune notizie che leggo nella relazione annua del 1866 fatta dal chiarissimo Sig. Avv. Antonio Bruni che con senno ed amore la dirige.

Ora sono più che cinque anni che la istituzione