Pagina:Copernico - Poemetto Astronomico.djvu/58

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( LVII. )


Ma di senso, e ragione ad essi occulta.
1235Si sparser tosto per lo spazio immenso
Questi Architetti dell’Eterno, insigni
Artisti, ed Operaj del novel Mondo;
E a tenore di lor sortite forme
Dritte, oblique, ritonde, acute, e liscie
1240Accoppiandosi insiem formaron l’Acqua,
L’Aria, la Terra, il Foco, e gli Astri, e il Sole:
E al Vortice simili, ove noi siamo,
Nel Vuoto sterminato, e in la celeste
Materia raggirantisi, e nuotanti
1245Composero infiniti altri Gironi,
Il di cui centro son le fisse Stelle,
C’hanno intorno altre Lune, altri Pianeti,
Com’anco i nostri, popolati, e vivi.
Godeva Dio vedendo il bel lavoro,
1250Spuntar erbe, olir fiori, Uomini, e Bruti
Nascer, dar luce i Luminar maggiori,
E benediva gli Elementi, e gli Atomi.
Terminata l’augusta alta Fattura
Non fruiron però d’ozio, e quiete,
1255Qual d’Epicur gl’inerti Dei poltroni,
Che avean, mi credo, la podagra, e l’ernia,
I Corpusculi primi, anzi seguiro


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