Pagina:Corradini - Sopra le vie del nuovo impero, 1912.djvu/29

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del trionfo nazionale 7

di «classi proletarie»; e come nel suo vocabolario c’è ancora qualche traccia di ciò che fu, così nella sua anima non si mostra ancora la liberazione piena. E infatti l’assemblea fu con lui a volta a volta concorde e discorde. Il socialismo tiene la sua anima (a fatica, sembra) con gli ultimi vincoli. Ma Leonida Bissolati alla fine del suo discorso italianamente disse con voce forte: «Sappiano a Costantinopoli coloro che tendono le orecchie alle nostre voci, e intendono approfittarsi delle nostre opposizioni, sappiano che in nessun caso verrà meno in noi il pensiero dei supremi interessi della patria». Tutta l’assemblea e tutte le tribune si levarono in una acclamazione senza fine, perchè in quel momento il Bissolati diventava pienamente liberato, pienamente redento: l’uomo di parte si ricongiungeva con la nazione.

Il solo Turati restò solo. Restò il solo «uomo rappresentativo» del socialismo ostinato a morire prima di uscire da se medesimo. Ettore Ciccotti, pure avversario dell’impresa di Tripoli, non ebbe pari accento di ostinatezza. Un che di quasi cordiale lo ravvicinava in qualche modo a noi. Accanto a tanti fenomeni d’evoluzione nazionale, un solo fenomeno apparve d’involuzione socialista, e fu quello dell’onorevole Filippo