Pagina:Cristoforo Colombo- storia della sua vita e dei suoi viaggi - Volume II (1857).djvu/138

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118 libro terzo

mentre la sua persona veniva sprofondata da un’ingiusta critica e da un biasimo calunnioso.

Per riassumere:

Noi diciamo che nell’amministrazione di Cristoforo Colombo non si scovre errore. In lui la scienza del governo per essere innata; poichè, non avendo potuto acquistarla collo studio, e prepararvisi durante le sue navigazioni, nondimeno ne fece sempre prova a tempo opportuno.

Fu dunque accusato alla corte d’imperizia amministrativa in contraddizione dei fatti, dell’evidenza, in dispregio d’ogni giustizia e d’ogni convinzione: l’invidia aveva bisogno di un pretesto per velare il suo accanimento, simulando lo zelo degli interessi pubblici.

Il re Ferdinando, spirito piccolo, pieno di artificii, e che si credeva tanto valente nel governo, quanto nelle mariolerie politiche, disamava Colombo a motivo della sua superiorità, e le colonie perchè troppo lontane. Il sospettoso monarca temeva che la sua autorità s’indebolisse per effetto della distanza. La produzione immediata era il primo scopo delle sue speranze. Quantunque il suo tesoro non avesse arrischiato alcuna anticipazione a pro delle Indie, pur si doleva che la Castiglia si fosse obbligata a sostenere un’impresa, i cui risultati non erano proporzionati ai sogni della sua ambizione, ed al suo bisogno di danaro pe’ suoi disegni sull’Italia. La sorte del Nuovo Mondo eragli tanto indifferente1, quanto estraneo glien era stato lo scovrimento. Dopo di avere per brevi istanti cavata vanità da Colombo, considerò con occhio d’invidia la sua vasta rinomanza, e si adombrò della elevazione a cui era salito quel marinaro genovese mercè trattati che gli assicuravano titoli e governo.

In proporzione che si estendevano le scoperte, crescevano anche i diritti di Colombo. I nemici del grand’Uomo, gli ufficiali superiori della marina, l’ordinator vescovo Fonseca, il controllore generale Giovanni di Soria, il pagatore generale Jimeno di Bribiesca, sapendo il pensiero del Re, e la sua segreta av-

  1. José Quintana. — “Consideraba el Nuevo Mundo como ageno, y no lo estimaba sino por el producto que rendia.”