Vai al contenuto

Pagina:Cristoforo Colombo- storia della sua vita e dei suoi viaggi - Volume II (1857).djvu/182

Da Wikisource.
162 libro quarto

leghe, ned occhio umano poteva scernerne segno per la immensità delle onde: questo fatto non deve sembrare più strano dell’assicurazione data agli equipaggi esasperati dalla fame e macchinanti eccidio agl’Indiani, che in tre giorni giungerebbero al Capo San Vincenzo, ove giunsero infatti: la qual previsione non è più degna di stupore della scoperta dell’isola della Trinità, appresentatasi a Colombo col segno medesimo del nome che le destinava, prima di escire dal porto.

Nel corso della navigazione, di cui siamo sul compendiare la storia, lo straordinario è così vicino al prodigioso, e il prodigioso circonda così costantemente l’araldo della Croce, che bisogna a forza dimesticarvisi.

Le leggi dell’ordine generale non sono punto interrotte a pro di Colombo: egli non può evitare nè pericoli nè patimenti; nondimeno la maniera con cui supera i pericoli più tremendi, la fiducia che mostra dinanzi alle più paurose estremità non può spiegarsi senza la fede al soccorso invisibile, senza l’assistenza di una forza soprannaturale. Noi lo diciamo fin d’ora colla sincerità di un’intima convinzione: chi non crede al soprannaturale non può comprendere Colombo.


§ V.


L’Ammiraglio passò alquanti giorni ad Azua, per far riposare i suoi equipaggi dalle loro fatiche, e per provvedere ad alcune riparazioni alle tre caravelle ch’erano state maltrattate. I marinari si raccontarono reciprocamente i pericoli da loro corsi, e le manovre che avevano eseguito per uscirne: non erano tranquilli sulla sorte della flotta, partita contra l’avviso dell’Ammiraglio. La piccola squadra andò a fermarsi nel porto Jaquimo, e vi aspettò il buon tempo.

Il 14 luglio, sembrando propizio il mare, l’Ammiraglio prese a via del sud. Ma il vento cesse alquanto e le correnti lo portarono alle Caje Morant, piccole isole sabbiose, ove si procurò acqua dolce facendo aprir buchi nella sabbia. La calma continuò, e la forza delle correnti lo trascinò nel gruppo degli innumerabili isolotti che corcondano la costa sud-ovest di Cuba,