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capitolo sesto 239

li riconduceva vicino ai canotti: non chiedevano altro che di appoggiarvi una mano per riposarsi; «ma lungi dalfar loro questa carità, gli Spagnuoli tagliavano loro le mani colle spade1, e li facevano annegare. finalmente i ribelli giunsero a riva.

Quivri deliberarono qual partito fosse da prendere: gli uni volevano andare a Cuba, e di là alla Spagnuola; gli altri volevano tornare alle caravelle, e prendervi quante più armi e mercanzie potevano; altri ancora, i quali non avevano seguito i ribelli che all’ultimo, proponevano di rientrare sotto l’obbedienza dell’Ammiraglio; il maggior numero risolvette di tentar nuovamente il passaggio per Hispaniola, scegliendo un tempo migliore.

Aspettarono più di un mese e mezzo il mar favorevole.

In questo correre di giorni, rovinavano e saccheggiavano tutte le terre intorno: finalmente, giudicando il tempo propizio, ascesero i canotti: ma scostatisi appena dalla costa, le onde si sollevarono da capo, ed essi durarono la più gran fatica a tornare là dond’erano partiti.

Dopo qualche tempo, pigliando per un invito le apparenze del mare, risalirono i canotti, risoluti di valicare quel passo così difficile; di nuovo la collera delle onde conturbò quelle coscienze colpevoli: nonostante i loro sforzi non poterono oltrepassare la distanza che avevano percorso la prima volta, e si reputarono fortunati di poter tornare a terra2. Rinunziando allora ad un disegno che parve ad essi chimerico, e tenendo per certo che Diego Mendez e Fieschi erano periti nel loro tentativo3, abbandonarono i canotti e si dieder a correr l’isola da veri scherani, andando da una abitazione all’altra, esercitando ogni maniera di violenze a danno degli indigeni

  1. Herrera, Storia generale delle conquiste e viaggi dei Castigliani nelle Indie occidentali. Decade 1, lib.VI, cap. vi.
  2. “Si stettero in quella populatione di Aomaquique più di un mese, aspettando il tempo e distruggendo il paese. Poi, venuta la calma, tornarono ad imbarcarsidice altre volte; ma non fecero nulla per avere i venti contrari. Per la qual cosa essendo disperati, ecc.” — Fernando Colombo, Vita dell’Ammiraglio, cap. cii.
  3. Il P. Charlevoix, Storia di San Domingo, lib.IV, p. 251.