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capitolo ottavo 279

freschezza d’ispirazione e di linguaggio proprio del genio dell’Ammiraglio. Un rispetto involontario inclinava la grande Isabella, tanto venerata, dinanzi a quel vecchio, il quale respirava la possanza, traspirava il sublime, e raggiava, sin da questo mondo, dell’impronta dell’immortalità.

Ella sola vedeva chiaramente queste grandezze; essa sola provava il rispetto che imponeva la sua missione provvidenziale. Perocchè, eccettuate le anime elette, alcuni vescovi, alcuni religiosi, il rimanente degli Spagnuoli non iscorgeva in lui che un alto magistrato di mare che serviva la corona in terre straniere, un ammiraglio in oceano poco conosciuto, cui la origine genovese rendeva sempre un po’ sospetto. Ella sola aveva sostenuto i suoi disegni, la sua amministrazione contro gli uffici della marina, contro i cortigiani e i consiglieri, contro la voce pubblica, contro il Re medesimo, e non aveva ceduto che una volta all’illusione delle apparenze; perocchè bisognava che l’imperfezione umana, che la debolezza della donna pur apparisse nel corso di quest’amicizia senza pari: ma aveva riparato il suo errore versando segretamente lagrime di tenerezza e dolore sulla sciagura ond’era stata complice involontaria.

Per l’anima ardente di Colombo, un tale istante di fiacchezza non era esistito: vedeva sempre nell’incomparabile Isabella il tipo della purezza, della costanza e della fedeltà alla parola, il fiore delle grazie umane, e la poesia dell’umanità1. A chi potrà

  1. La Francia, terra ospitale alla gloria, paese di giustizia storica, non conosce quanto basta la vita della nobile Isabella. Però debbesi al signor Ferdinando Denis, autore delle Cronache Cavalleresche della Spagna, una importantissima notizia sulla Regina Cattolica, pubblicata alcuni anni fa, nella Revue de Paris. Dopo questo bel lavoro sotto ogni riguardo commendevole, i giudizi del dotto abate Rohrbacher, autore della Storia generale della Chiesa, e quelli di Rosseeuw-Saint-Hilaire, autore della Storia di Spagna, componevano ciò che noi abbiamo di più completo sulla vita d’Isabella, quando l’illustre Padre Ventura di Raulica, tanto giustamente soprannominato il Bossuet italiano, in un’opera monumentale scritta in francese, con animo affatto francese, venne a rendere popolare fra noi la gloria di questa Sovrana.
    La Regina cattolica trovava naturalmente il suo posto fra i modelli