Pagina:Cristoforo Colombo- storia della sua vita e dei suoi viaggi - Volume II (1857).djvu/353

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capitolo decimo 333

come senza possibile imitazione; onninamente straniera alle produzioni delle lingue antiche, alle tradizioni del dotto Oriente, e nondimeno accessibile a tutti, e per ciascuno maravigliosa!

Su qual modello, e in qual ambiente fu concepito questo genere inudito di storica esposizione, di narrazione schietta, che conquide ogni mente colla coscienza del vero, coll’ingenuità delle imagini, e coll’incomparabile allettativa del sovranaturale?

Procedendo secondo la sua teorica la scuola razionalista non può spiegare il Vangelo: non ispiegherà neppure i suoi propagatori apostoli e martiri. La storia della Chiesa, che ci offre lungo diciotto secoli di osservazione, la sperienza d’una vita operosa e benefica, ha pure il diritto di essere tenuta per qualche cosa a questo mondo, dacchè fa indissolubilmente parte della costituzione delle nazioni europee. Ora, questa tradizione di milleottocento anni contiene la confutazione permanente dei principii di quella scuola. Perocchè da una generazione all’altra, mediante una successione spirituale non interrotta, la Chiesa ha prodotto uomini sorprendenti e perfetti, eternamente degni di ammirazione, i quali hanno giustificato questo detto: «Dio è ammirabile ne’ suoi santi.» Questi uomini perfetti, questi Santi, per chiamarli col loro nome glorioso, sembra a noi che non possano, come la Chiesa medesima, essere per niun modo spiegati in conformità a quelle teoriche.

Quella scuola è obbligata di attribuire all’esaltazione dell’anima, all’allucinazione di certi fatti, i cui risultamenti felici oltrepassano i calcoli della scienza, le meditazioni della più elevata sapienza. Volendo evitare di riconoscere l’azione soprannaturale, cioè la Provvidenza, bisogna ammettere una potenza cieca e sorda, il caso; quindi cadere in ispiegazioni contrarie al buon senso, ripudiar le leggi della ragione, rovesciare le regole del giusto, la nozione del bello, per deferire all’illusione, all’errore od alla soperchieria il governo delle cose umane. Questa stolta filosofia della storia non è che il fatalismo applicato al racconto degli avvenimenti del mondo.

Gli scrittori imbevuti di questo sistema, affine di sottomettere Colombo alla lor teorica, accettano volontieri ogni imputazione, ogni errore biografico che tende ad abbassarlo, a col-