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414 libro quarto

diretta, ed anche ogni forma interrogatoria parlando al Sovrano, osò domandargli perchè non concedeva, almeno come favore, ciò che apparteneva di pien diritto, a lui, ch’era presumibile avesse a servirlo fedelmente, dacch’era stato sotto i suoi occhi allevato a Corte. Non mostrando di offendersi menomamente della domanda, Ferdinando rispose che aveva intera fede in lui, ma che non poteva averne una simile ne’ suoi figli e successori. Don Diego si avventurò a rispondere al Re, che non parevagli giusto di avere ad andar punito di presente per le colpe che potrebbero commettere discendenti e successori che non avrebbe forse mai, essendo tuttavia celibe1.

Dopo nuove dimande egualmente infruttuose, riconoscendo don Diego l’inutilità delle sue istanze, pregò il Re a volergli concedere la facoltà di far valere i suoi diritti in giustizia e di formare un’istanza contro la corona di Castiglia; per togliersi la noia delle quai supplicazioni, Ferdinando gliela concedette, persuaso che i tribunali non avrebbero ardito sentenziare contro l’autorità reale. L’istanza fu presentata nella primavera del 1508. Ma, diciamolo pure a onore eterno della lealtà castigliana, non avendo alcun risguardo alla ripugnanza del Re molto ben conosciuta ed alle influenze degli uffici della marineria, i diversi tribunali a’ quali fu data a giudicare questa causa, in varii tempi e luoghi, più occupati della giustizia che non della condizione delle parti litiganti, riconobbero i diritti di don Diego Colombo.

Nondimeno, mancando al buon diritto la forza esecutiva, il governo delle Indie non sarebbe mai stato reso a quello a cui legittimamente spettava, se un caso domestico sopraggiunto nella famiglia stessa del Re, non avesse modificate le sue disposizioni, e mutato il destino di don Diego.

Quantunque la gloria di Cristoforo Colombo paresse offuscata

  1. “El Rey le respondió que del bien lo confiaria, pero no lo hazia fixo por sus hijos y successores. A lo cual replicó el Almirante que no era razon que él pagasse los peccados de sus hijos y successores, que por ventura no tendria.” — Herrera, Historia de las Indias occidentales. Decada 1, lib. VIII, cap. iv.