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capitolo terzo 35

hechio, don Bartolomeo levò ogni difficoltà, accettando un tributo di viveri, cosa che non era punto grave al paese. L’Adelantado partì maravigliato di Anacoana, lasciandone la Corte favorevolmente impressionata e disposta verso de’ Castigliani.


§ III.


Continuando il suo viaggio, don Bartolomeo visitò le miniere di Cibao, passò in ispezione la Vega e l’Isabella; e riconobbe che la scarsità degli oggetti necessari, sopratutto l’insufficienza degli alimenti, erano state le cagioni delle malattie che decimavano i Castigliani. Per procacciare loro vettovaglie in copia senza gravar troppo gl’indigeni, accantonò le sue genti in piccoli drappelli nelle borgate meglio provvedute. Ma invece di alleviare agli Indiani questa forzata ospitalità, affezionarseli con buoni diportamenti e attirarli alla fede cristiana, i Castigliani giunsero a far loro abborrire il nome di cristiani.

Tutti gli sforzi del francescano Giovanni Borgognon, e del frate Romano Pane non erano riusciti che alla conversione di una sola famiglia, composta di sedici persone, il cui capo, chiamato Guaycavanù1, fu battezzato sotto nome di Giovanni Matteo. Il gran cacico Guarionex riceveva ospitalmente i Missionari, gli ascoltava con piacere; aveva anche imparato i nostri principali dommi, sapeva il Pater, e faceva recitare alle genti della sua casa il Credo; quando una specie di facchino, chiamato Barahona, cui aveva ospitato, credendolo un vero gentiluomo, sedusse e rapì una moglie di lui, la più amata tra tutte. Abborrendo il Cristianesimo a motivo di quel tristo cristiano, Guarionex non volle più udir parlare di una religione che non sapeva impedire la violazione delle più sante leggi.

Epperò scaduti da ogni speranza i Missionari si allontanarono dalla sua residenza.

  1. «Entrò el primero como mas instruido, Guaycavanù, recibiendo con el bautismo el nombre de Juan Mateo.» : — Muñoz, Historia del Nuevo Mundo, lib. VI, § 8.