Pagina:Cristoforo Colombo- storia della sua vita e dei suoi viaggi - Volume I (1857).djvu/216

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208 libro primo

vita insiem colla sua propria per farsi gran signore alle loro spese: se lo indicavano tra loro coi soprannomi di Genovese, di truffatore, di beffatore, affine di poter parlare di lui, anche alla sua presenza, con parole coperte. In generale cominciano così le ribellioni a bordo.I vecchi marinai giudicavano che la persistenza del comandante a continuar la via all’ovest, che non finiva mai, era una follia: ricordavano i tristi presentimenti delle loro famiglie, lo spavento di tutta Palos, l’opposizione che avevano fatta i cosmografi di Salamanca al progetto del Genovese: si dolevano della fiducia da essi posta nel Guardiano della Rabida diventato la vittima di quell’intrigante millantatore: tutti si accordavano in riconoscere che spingere più innanzi la navigazione era un andare a sicura rovina.

Già era stata dimostrata al comandante l’imprudenza della sua ostinazione; ma egli non aveva tenuto conto alcuno di queste savie rappresentazioni: preghiere e rimostranze, non avevano smossa la sua diabolica ostinazione: udiva dicevan essi, il loro mormorare, vedeva la loro tristezza, la loro ansia, e nondimeno continuava a spingerli ad una lamentevole morte.

A questo pericolo, riconosciuto da tutti, non era egli tempo di recar rimedio? avevano provato, forse già troppo, la loro obbedienza e il loro coraggio, penetrando sino in que’ mari, che nessuno aveva veduti prima di loro: dovevano essi per una cieca sommissione concorrere alla propria rovina? Poichè il comandante colla sua tenacità non aveva alcun risguardo alle loro lamentanze, poichè nulla poteva mutare ne smuovere la sua ostinazione orgogliosa, toccava a loro, finalmente, cedendo alla necessità, di provvedere da se medesimi alla propria conservazione.

Era egli giusto che centoventi uomini, la maggior parte Castigliani e vecchi cristiani, perissero pel capriccio di un solo, e ciò che era peggio, pel capriccio di uno straniero, di un Genovese? Non era più tempo di deliberare; si doveva intimare al venturiere di ripigliar la via dell’Europa; e se rifiutavasi, precipitarlo in quel mare ch’egli godeva tanto di rimirare. Si diceva esser questo il solo buon consiglio e l’unico mezzo di evitare un disastro: tal rigore imposto dalla salvezza comune non