Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. I, 1928 – BEIC 1793340.djvu/167

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litá di suolo, per estensione di commercio, divenne ricchissima; e le ricchezze vi generarono la corruzione. Era Cuma governata dagli ottimati suoi; e, finché i costumi furon semplici, le leggi furono umane ed il governo moderato. Corrotti una volta gli animi, i nobili divennero prepotenti e soverchiatori, il popolo intollerante. La cittá fu divisa dalle sètte. Un giovine di mente vasta, di cuore ardito, di braccio forte, si mette alla testa del popolo, come per vendicare i suoi diritti. Vien eletto condottiero di un’armata destinata a respingere i campani, che minacciavano la cittá, poiché avean disfatto il primo esercito, comandato dai nobili. Egli batte i nemici, e poscia rivolge l’esercito vincitore contro la cittá. I nobili, vili, ammolliti dal lusso e dai vizi, non sanno resistere. La cittá è presa, e tutti i nobili sono scannati. Aristodemo costrinse le loro vedove a sposare coloro che ancora avean.le mani lorde del sangue degli uccisi mariti. Egli però comprese che le sole vie del rigore non erano bastanti a sostener quell’impero, che la viltá degli abitanti gli avea permesso di usurpare; e pensò di conservar sempre quella stessa viltá, onde estinguere finanche l’energia necessaria alla vendetta. Ed eccoti Cuma convertita in un gineceo. Egli ordinò che i figli de’ principali della cittá non attendessero ad altri studi che a quelli dell’eleganza e della mollezza. Non piú palestra, non piú ginnasio, non piú scuole. I soli maestri, che la gioventú conoscesse, erano ballerini, suonatori di flauto, perrucchieri; e, quasi ciò fosse ancor poco, si ordinò per legge che tali maestri non fossero giá uomini, quali son per tutto altrove, ma donne giovani e belle, affinché non rimanesse neanche l’apparenza della virilitá. Mi raccontava mio avo, il quale a quel tempo fu in Cuma, che si vedevano i giovani passeggiar per la cittá accompagnati da bellissime donne, che loro davano il braccio e tenevan l’ombrella, onde il sole non annegrisse e non irruvidisse la di loro pelle (*). Le fazioni militari si ordinavano per il giorno seguente, colla condizione: «se non pioverá». Non vi erano, a buon conto, in Cuma altri (i) Grimaldi, libro I.