Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. II, 1924 – BEIC 1793959.djvu/242

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pressione piú profonda, piú lunga, piú giovevole. che non produsse quel grande istesso, il quale primo osò ricercare un ordine nell’infinita varietá della materia e primo annunziò agli uomini la necessitá e 1’esistenza di una Mente. Si conosce allora ogni uomo esser capace di perfezione, perché è dotato di ragione, e tra esseri tutti ragionevoli esservi una ragione comune, unica e vera loro legge e primo vincolo di ogni societá umana; esservi dunque un perfezionamento comune, del quale tutto il genere umano è capace, e che consiste nella massima attitudine degli animi al vero, al bello, al buono. Allora si comprende la vera dottrina, che la sapienza degli antichi ha nascosta sotto il velame di quelle favole strane che hanno a noi tramandate sulle varie vicende del mondo e sulle diverse etá del genere umano. Imperciocché tu rammenti quello che dagli antichi si è detto (*>, cioè che il mondo, uscito dalle mani del suo grande architetto, rimase per lunga etá sotto l’immediata sua provvidenza; e quell’etá da alcuni chiamasi l’etá della direzione, essendo gli stessi iddíi re e duci degli uomini, e tutte le cose disposte e condotte da speciale loro provvidenza; da altri, etá della spontanea produzione, poiché tutte le cose necessarie alla vita la terra da se stessa produceva, e gli uomini potevan chiamarsi, siccome Omero li chiama, con «facilitá viventi», perché non aveano né alcun timore d’ingiustizia, né alcuna necessitá di fatica. Ma, avendo l’antico architetto e duce rilasciate le redini del governo ed il mondo a se stesso abbandonato, questo soffri grande ed universale sconvolgimento in tutte le sue parti, grandi mutazioni nel corso de’ cieli e terribili cangiamenti nella superficie della terra, e molte razze di animali si estinsero, finché, dopo infinite e grandi sciagure, il mondo riprese il suo regolar movimento e l’ordinario suo corso. Ma non ritornò piú la prima etá; la terra non produsse piú nulla da se stessa; e, invece degl’iddíi, presero il governo degli uomini la fortuna e la necessitá, grandi maestre, questa della sapienza, quella delle arti necessarie alla vita. (I) PLATONtt, Politica .