Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari- Periodo napoletano, 1924 – BEIC 1796200.djvu/206

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comuni, subentrando il governo in luogo di queste, si troverá nella stessa indifferenza relativamente a’ proprietaji. — Per fare un vantaggio all’agricoltura? Essa si distrugge interamente. Le terre passeranno, dalle mani di coloro che le coltivano, a quelle di coloro che non avranno mezzi per coltivarle. Passeranno le terre, ma non passeranno i capitali necessari a coltivarle. Che pas* sera dunque? Passerá un danno, perché danno è una terra che io non posso coltivare, e sulla quale intanto io son costretto a pagare un canone al proprietario ed una imposizione allo Stato. Prima, le terre demaniali de’ comuni e de’ feudi si desideravano, perché non erano soggette a veruna imposizione verso lo Stato, ed il canone che si pagava al proprietario pagavasi solo quando si seminava. Allora ciascuno diceva: — Se pagherò, sará segno che avrò potuto seminare, e sará bene. Se non potrò seminare, non dovrò pagare, e non sará male. In ogni caso, il tenermi la terra non sará mai male, e potrá essere un bene. — Oggi è costretto a ragionar diversamente. L’obbligo di pagare è certo; la possibilitá di seminare incerta: dunque la terra diventa un male. E difatti nella maggior parte del Regno si ricusano quelle che si offrono. Intanto chi teneva de’ capitali addetti alla coltura di una certa porzione di terre, perdendo queste, li disvierá; chi teneva animali li venderá; chi teneva case rurali le disfará, perché gli diventeranno inutili; e cosí, perdendo i capitali accumulati da tanti secoli, retrograderemo verso la barbarie. Né ciò è tutto ancora. 11 Regno s’immerge in una guerra civile. Che importa che questa guerra sia colla penna e non colla spada? Non sará men vero che una metá della nazione diventerá inimica dell’altra. Queste terre, possedute in buona fede per tanti secoli, si trovano pignorate, date in dote, vendute: quante liti tra venditori e compratori, tra creditori e debitori ! Nella provincia di Molise il male è tanto maggiore, quanto maggiore è l’estensione delle terre de’ comuni. È tanto piú irragionevole il farlo, quanto la divisione della proprietá (quella divisione che si crede formare la felicitá economica di uno Stato, mentre non la forma) è massima. Il numero de’ possidenti è