Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari- Periodo napoletano, 1924 – BEIC 1796200.djvu/227

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a molti usi, ai quali non può servire il picciolo. Tale è, per esempio, la pastorizia equina, che, presso di noi, per la natura del suolo e del clima, dovrebbe fiorire, che ha fiorito una volta, che poi fu in decadenza, che adesso è distrutta, e forse non risorgerá mai piú. E come sperare che risorga, se si sono al tempo istesso distrutte le razze e i latifondi necessari alle razze? Le servitú civiche sono funeste nelle terre coltivate: sono però piú tollerabili ne’ boschi e si potrebbero facilmente regolare.

La provincia di Lecce offre delle grandi bonifiche a fare. Oltre quella di Brindisi, eh’è notissima, l’Avetrana e la Limina e tante altre non grandissime ma frequenti paludi meritano l’attenzione del governo, il quale potrebbe bonificarle in gran parte colle opere comunali, dividendo colle comuni e le terre che si prosciugherebbero ed il frutto delle nuove piantagioni. Adduco un esempio di questa natura. Alle porte di Taranto trovasi una palude di circa duecento moggia quadrate, e cresce di giorno in giorno. Con una giornata di lavoro de’ tarantini e forse degli abitanti de’ terreni vicini sarebbe colmata: ed il governo guadagnerebbe duecento moggia di terra fertilissima, e, anche quando volesse essere generoso colle comuni, ne guadagnerebbe almeno cento. VII. Provincia di Basilicata. — In questa provincia, sotto l’aspetto della bonifica, merita grandissima attenzione tutto il littorale. Ma forse è quella una bonifica per la quale non è sufficiente né dare scolo alle acque né il piantar alberi. Le acque ristagnano sempre, perché la terra è bassa e le ondate del mare vi accumulano delle sabbie, che poi tolgono alle acque lo scolo. L’alga marina imputridisce sulla spiaggia ed infetta l’atmosfera. Lo stesso avviene in tutto il littorale della provincia di Lecce tra Brindisi ed Egnazia. Perché non avviene nella provincia di Bari, che pure ha il littorale bassissimo? Perché è popolata, perché la mano dell’uomo si oppone alle forze distruttrici del mare, perché il bisogno di concimare campi, che non sono mai in riposo, fa si che l’alga si raccolga per convertirla in cenere da concime. Vi sono de’ luoghi ne’ quali bonificare