Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari- Periodo napoletano, 1924 – BEIC 1796200.djvu/33

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Noi diremo anche di piú: rende piú facile Io studio delle lingue morte il saper bene la propria e vivente. Tutte le lingue hanno un meccanismo comune, il quale dipende dalla natura comune delle menti umane. Chi conosce un tale meccanismo rassomiglia ad un uomo il quale conosce profondamente il contrapunto ed impara in pochi mesi il meccanismo particolare ad ogni istrumento musicale. Che fanno al contrario i pedanti? Rassomigliano ad un maestro il quale insegna la pratica particolare di ciascun istrumento, senza insegnar mai la teoria comune a tutti: il suo allievo sará un eccellente esecutore, ma non sará mai un valente compositore.

Chi impara la propria lingua con un metodo filosofico e comune a tutte le altre imparerá anche queste piú facilmente. Si dirá da taluni che questo meccanismo universale sia difficile a comprendersi, e noi risponderemo: — Osservate la scuola de’ sordi e muti. — Si dirá che non produca tutto l’effetto che se ne spera, e noi risponderemo: — Osservate la scuola de’ sordi e muti. — L’istruzione dunque della propria lingua, essendo divisa in teorica e pratica, per la prima la Commissione desidera che la grammatica sia quanto piú si possa comune a tutte le altre lingue. Noi italiani scarseggiamo di buone opere grammaticali. Quando ne avremo, lo studio della lingua si renderá piú agevole, e l’esercizio piú sicuro. Per la seconda, la direzione dell’istruzione pubblica formerá, come in Francia, la scelta di libri classici.

Per le lingue latina e greca, quando esse si potessero senza danno e senza vergogna ignorare dagli altri popoli, non si debbono ignorare da noi. Esse sono lingue nostre, lingue de’ nostri padri e delle quali abbiam bisogno ad ogni momento per riconoscere le origini della lingua che noi stessi parliamo, delle leggi sotto le quali viviamo, degli usi, de’ costumi, de’ pregiudizi nostri; per conoscere i sassi istessi che ne circondano, e de’ quali non ve n’è neppur uno senza un illustre nome. Da alcuni lo studio di queste lingue si è voluto trasportare all’etá piú matura. È questo un errore: si potrebbero allora