Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari- Periodo napoletano, 1924 – BEIC 1796200.djvu/381

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Stato di Milano, Protocollo della Dir. gen. dell’Istruzione , n. J685), lo aveva esortato, dal momento che il terzo posto d’ispettore non era ancor dato, ad attendere il suo ritorno a Milano. Anzi le prime parole della lett. XCVI farebbero supporre che, quando finalmente si pose in viaggio, il C. promettesse al Moscati di tornare. Nè forse egli si sarebbe mai mosso da Milano, se, circa la fine del luglio, non gli fosse pervenuta una lettera, oggi dispersa, con cui, direttamente o per mezzo d’interposta persona, Tito Manzi dovè invitarlo ad assumer d’urgenza la direzione del Corriere di Napoli (cfr. Nota bibliografica). Nella Nota bibliografica si vedranno le ragioni per cui il C. giunse a Napoli indubbiamente prima del 16 agosto 1806. Qui si aggiunge che, appunto perciò, è inammissibile l’affermazione non documentata di taluni biografi, i quali, pur dicendolo partito da Milano il 2 agosto 1806, lo fan fermare a Bologna, poi, a lungo, a Firenze, rediger colá (col Monti e col Mazzarella) non si sa qual giornale, sostare ancora a Civitacampomarano, e giungere a Napoli soltanto negli ultimi giorni dell’ottobre.

XCI. — Lasciata Milano poco prima del 23 giugno 1806 (cfr. lett. XC), il Renincasa s’era recato in Dalmazia al sèguito di Vincenzo Dandolo (26 ottobre 1758-12 decembre 1819), nominato dal 26 aprile provveditore generale di quella provincia. — Il «foglio giá nostro»: il Giornale italiano , grandemente decaduto subito dopo la partenza del C. — I «nostri successori»: oltre l’ab. Agnesetta (cfr. lett. XC), G. Gherardini e, piú tardi, l’ab. Guillon, giá direttore a Parigi di un Corriere italiano, e Carlo Giovanni Lafolie (1780-1824), dal 1806 capo divisione nella segreteria degli ordini del principe Eugenio. Cfr. Manzoni, Carteggio , ediz. Sforza-Gallavresi (Milano, 1912), I, 54. — La «signora Teresa»: forse la Mannini, di cui alla lettera LIX. XCII. — Si veda la lettera LXXXV.

XCIII. — «Sentesi — scriveva il De Nicola ( Diario , II, 298), alla data del 26 ottobre 1806 — la provista di due consiglieri togati, cioè don Giuseppe Abbamonte e don Vincenzo Cuoco. Tutti e due sono noti per Fauno 1799 e niente piú, non avendoli mai il fòro conosciuti; e si fanno consiglieri per salto: cosa che avvilisce la magistratura». Tuttavia, come si vedrá (nota alla lett. XCVI), il decreto di nomina e il correlativo dispaccio del ministro di giustizia non furon firmati prima del ^novembre.— Ricciardi : Francesco Ricciardi, allora ministro segretario di Stato, ossia segretario di gabinetto del re. — Dei Cassano, il «duca» è Giuseppe Serra, allora ministro degli affari ecclesiastici e consigliere di Stato; — la «duchessa», sua moglie Giulia Carafa (1755 circa-14 marzo 1841), una delle «madri della patria» durante il Novantanove, e perciò nel 1800 esule in Francia insieme col C.; — la «marchesina», una loro figliuola; — il «marchesino», il loro primogenito Giuseppe (n. 1771), allora marchese di Strevi e, alla morte del padre, duca di Cassano (suo fratello Gennaro, nato nel 1772 e giustiziato a Napoli il 20 agosto 1799, vien ricordato nel Saggio