Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari- Periodo napoletano, 1924 – BEIC 1796200.djvu/75

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La fisica presente non ricerca piú la natura intrinseca di tali fenomeni universalissimi dell’universo, i quali forse non sono altro che nostri modi di sentire: si contenta di ammetterli, determinarne le leggi, calcolarne gli effetti. Quindi alla cattedra di fisica generale non impropriamente si è sostituita quella di meccanica, scienza che appunto si occupa a ricercare ed esporre le leggi del moto. Cosí il nome è piú conveniente alla cosa.

La meccanica adunque insegna le leggi generali del moto, ossia tutto quello che si può sapere di fisica generale. Ma queste leggi universali, applicate a diversi corpi, dánno, per cosí dire, tante varie meccaniche particolari. Applicate ai corpi celesti, dánno la meccanica celeste, l’astronomia; alla luce, l’ottica; ai suoni, l’acustica; ai fluidi, l’idrodinamica, l’idrostatica, l’idraulica, ecc. Di queste varie parti, però, molte appartengono alle scuole speciali: alla istruzione pubblica non abbiamo riserbata che l’astronomia, la piú sublime delle applicazioni che l’uomo abbia fatto delle leggi della meccanica, e l’ottica, che ne è forse la piú utile.

Un tempo la fisica, oltre di dividersi in generale e particolare, si suddivideva in matematica e sperimentale. Questa suddivisione per la fisica particolare era inutile, perché in essa tutto è sperimento, e la matematica non vi entra se non per calcolare i risultati dell’esperienza: non altrimenti che entra in tutte le scienze e in tutti gli usi della vita, che non perciò noi chiamiamo col pomposo soprannome di «matematiche». Nella generale, al contrario, la matematica basta sola a scoprirvi ed indicarvi con esattezza tutte le leggi del moto. «L’esperienza per questo — dice D’Alembert — non è necessaria: i fenomeni della natura i piú comuni e quasi si direbbe piú popolari bastano a confermarle; e se talora ai calcoli si vuole aggiungere l’esperienza, ciò deve riputarsi come uno studio di semplice curiositá per risvegliare e sostenere l’attenzione de’ giovani, non altrimenti che, al cominciar degli studi geometrici, si avvezzano gli allievi a formar delle figure esatte, affinché abbiano