Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari – Periodo milanese, 1924 – BEIC 1795489.djvu/231

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ciascuno, a forza di studio e di abitudine,,si avea formata e che era diversa nell’uno e nell’altro. Ed io son tanto profondamente convinto della veritá di ciò che dico, che spesso son tentato a non credere effetto d’invidia e d’inimicizia neanche le censure de’ signori dell’Accademia della Crusca contro il Tasso. Io credo che, per far tali censure, è stato necessario rinunciar prima solennemente al senso comune. Ma che perciò? «Quid magis vulgate quatti non sapere f». Ecco perché Cicerone, il quale ben intendeva il forte ed il debole del mestiere che professava, soleva dire: «Non vi è vero giudizio di eloquenza, ove non vi è numerosissimo uditorio». Ciò vuol dire che il vero giudice dell’eloquenza è il popolo, nel quale ancor parla la natura comune, e non giá i dotti, i quali si han formata una natura diversa, che non merita altro nome che quello di «abitudine snaturata». Il popolo, cioè il maggior numero, rende giustizia allo scrittore veramente bello, e sprezza ed obblia tutte le censure de’ pochi dotti; e spesso avviene che, di due scrittori che han seguito metodo diverso ed han consumata tutta la loro vita censurandosi e svillaneggiandosi a vicenda, il maggior numero tiene nello stesso pregio e l’uno e l’altro. Perché? Perché nella natura universale son veri, e perciò belli, ambedue i metodi, e non avvien, come nella ristretta natura particolare, che «non capit una duos». Io desidererei che altri, piú acuto osservatore che io non sono, moltiplicasse queste osservazioni, dalle quali molti utili precetti di critica si potrebbero dedurre. Si saprebbe in che consiste la vera gloria letteraria; si saprebbe qual è quel bello che piace al maggior numero in tutt’i luoghi ed in tutt’i tempi; gli uomini capaci di conseguirlo non sarebbero né turbati né rallentati nel loro cammino dagl’ insetti della pedanteria; questi resterebbero in ozio (e che si potrebbe sperar di meglio?); i tentativi degli uomini che coltivano il bello sarebbero e piú costanti e piú generosi e piú efficaci, perché piú ben diretti.

Un esempio. Un mio amico era servilmente idolatra della Crusca. Io procurava dimostrargli colla ragione che questo vocabolario era una buona cosa, ma che poteva esser migliore;