Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari – Periodo milanese, 1924 – BEIC 1795489.djvu/259

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coltivata precipuamente dagl’italiani, ebbe a subire due grandi corruzioni: l’una per opera degli spagnuoli, che cangiarono l’arte di rendere stabili i governi in cortigianeria; l’altra, dovuta agli scrittori francesi posteriori al Montesquieu, i quali ne resero i principi astratti e quasi arbitrari. Bisogna pertanto che noi la coltiviamo secondo l’antico metodo italiano, promovendo nella nazione < gli studi della storia, dalla quale i fatti veri si apprendono, e della legislazione nazionale, dalla quale si hanno gli esempi degli ottimi metodi».

  • XCVII. — Varietá (n. 45, 15 aprile).

Come sir Riccardo Arkwright da commesso barbiere divenne milionario.

  • XCVIII. — Cenni statistici sulla popolazione dei vari Stati

europei, desunti dalla Biblioteca dei viaggi dell’Ehrmann.

XCIX. — Annunzio della Visione del Monti per l’incoronazione di Napoleone (n. 63, 27 maggio).

C. — Descrizione della cerimonia dell’ incoronazione di Napoleone (n. 64, 29 maggio). CI. — A proposito della tabacchiera d’oro con dentro seimila franchi donata da Napoleone a Vincenzo Monti (supplemento al n. 65, 1 giugno).

CII. — Avvisi tipografici (ivi).

1. Collezione de’ classici economisti italiani del Custodi.

2. Gli amori delle piante, poema, con note filosofiche, di Erasmo Darwin, traduzione di G. Gherardini (Milano, Pirotta e Maspero, 1805). 3. Saggio di traduzioni di autori classici latini, intraprese in lingua italiana da Ludovico Antonio Vincenzi modenese, tomo I: Catilinaria di Sallustio (Modena, Soliani, 1805). [< Sallustio è uno scrittore di un carattere proprio e marcato. Non rassomiglia a nessun altro dell’antichitá. È breve come Tacito: ma la brevitá di Tacito vien dall’acume del suo ingegno, per cui unisce molte cose sotto lo stesso punto di vista; quella di Sallustio vien dalla maturitá del suo giudizio, per cui elimina dal suo discorso tutto ciò che non serve al suo fine. Sembra che abbia il primo la * nuda venustá ’ che Cicerone lodava ne’ Commentari di Cesare: ma Cesare evitava, e lo attesta egli stesso, al pari di uno scoglio, ogni parola la quale non fosse piú che volgare; Sallustio adopra la lingua di Catone e di Ennio, ed i frequenti arcaismi, de’ quali fa uso, aggiungono alla sua naturalezza un’aria di gravitá maggiore di quella che ha Cesare».]