Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari – Periodo milanese, 1924 – BEIC 1795489.djvu/308

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dell’anno 1803 il seguente problema: «Determinare se nella severitá delle pene debba influire la maggiore o minor corruzione di cuore che suppone un delitto». Il concorso si aprirá a maggio 1803. Io non so chi scriverá; ma pure io credo poter quasi indovinare tutte le opinioni che si sosterranno. Chi sosterrá la negativa dirá che la pena non è che un compenso del danno che il delitto arreca alla societá; ché troppo libero campo si lascia all’arbitrio del giudice se gli si dá la facoltá di giudicar de’ pensieri. Chi sosterrá l’affermativa declamerá. Si declamerá sempre, se il problema non sará guardato sotto l’aspetto ideologico, se non si vedrá che la corruzione del cuore non è che la corruzione dell’intelletto. Allora questa corruzione diventa calcolabile, perché non è piú che la maggiore o minore aberrazione dalle idee del vero comune; e, fissate una volta queste idee, è facile fare una scala di corruzione e di evitare l’arbitrio del giudice. Siccome vi è un vero di molti, un vero di pochi, cosí vi sono i delitti di pochi, di molti, di tutti. Ecco la scala della corruzione.