Pagina:Cuoco - Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799, Laterza, 1913.djvu/230

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220 lettere a vincenzio russo


Oh! perdona. Non mi ricordava di scrivere a colui, che, sull’ orme della buona memoria di Condorcet, crede possibile in un essere finito, quale è l’uomo, una perfettibilità infinita. Scusa un ignorante avvilito tra gli antichi errori: travaglia a renderci angioli, ed allora fonderemo la repubblica di Saint-Just. Per ora contentiamoci di darcene una provvisoria, la quale ci possa rendere meno infelici per tre o quattro altri secoli, quanti almeno, a creder mio, dovranno ancora scorrere prima di giugnere all’esecuzione del tuo disegno. Parliamo della costituzione da darsi agli oziosi lazzaroni di Napoli, ai feroci calabresi, ai leggieri leccesi, ai spurei sanniti ed a tale altra simile genia, che forma nove milioni novecentonovantanovemilanovecentonovantanove diecimillonesimi di quella razza umana che tu vuoi tra poco rigenerare.

Per questa razza di uomini parmi che il progetto donatoci da Pagano non sia il migliore. Esso è migliore al certo delle costituzioni ligure, romana, cisalpina; ma al pari di queste è troppo francese e troppo poco napolitano. L’edificio di Pagano é costrutto colle materie che la costituzione francese gli dava: l’architetto è grande, ma la materia del suo edifizio non è che creta...

Se io fossi invitato all’impresa di dar leggi ad un popolo, vorrei prima di tutto conoscerlo. Non vi è nazione quanto si voglia corrotta e misera, la quale non abbia de’ costumi, che convien conservare; non vi è governo quanto si voglia dispotico, il quale non abbia molte parti convenienti ad un governo libero. Ogni popolo che oggi è schiavo fu libero una volta.

Il dispotismo non si è mai elevato ad un tratto, ma a poco a poco; il potere del popolo di rado è stato conquistato, ma il più delle volte usurpato; ed in tutte le usurpazioni i despoti hanno avuto sempre in mira di nascondere i loro passi, e conservare, quanto più si poteva, le forme esterne e le apparenze antiche.

Quanto più pesante sarà la schiavitù di un popolo, tanto più questi avanzi degli altri tempi gli saran cari; perché non mai tanto, quanto tra le avversità, ci son care le memorie dei tempi felici. Quanto più il governo che voi distruggete è stato