Pagina:Cuoco - Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799, Laterza, 1913.djvu/232

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222 lettere a vincenzio russo


anche virtuosi, perché abbiamo una costituzione e l’amiamo. Ma voi ce ne volete dare un’altra che non possiamo amare, e noi non saremo più né liberi né buoni: poiché la libertà non consiste già nell’avere una costituzione anziché un’altra, ma bensì nell’aver quella che il popolo vuole; e la virtù non è che l’amore di quella costituzione che si ha... —

Noi abbiamo nella nostra nazione la miglior base di un governo repubblicano; base antica, nota e cara al popolo, ed, elevando sulla medesima l’edifizio della sovranità del popolo, forse sarebbe organizzata meglio che altrove.



FRAMMENTO II


SOVRANITÀ DEL POPOLO


L’esercizio della sovranità ha due parti: la legislazione e l’elezione. Nel vero governo democratico il legislatore dovrebbe essere il popolo istesso; ma, siccome un tal sistema si crede, ed è, impraticabile in una nazione che abbia cinque milioni di abitanti ed occupi troppo vasta estensione di terreno, così ai comizi si è sostituita la rappresentanza. «Un popolo che ha dei rappresentanti cessa di esser rappresentato», dice Rousseau, e Rousseau ha ragione. La costituzione inglese non ha che la divisione dei poteri; è il primo passo verso la libertà, ma non è la libertà istessa. Poiché dunque è necessario far uso di rappresentanti, facciamo che essi rappresentino il popolo, e che la loro volontà sia quanto più si possa legata alla volontà popolare; rendiamoli responsabili dei loro voti; facciamo sì che il popolo possa chiederne conto, che almeno possa saperli; mettiamoli almeno nella necessità di consultare il popolo.

«I deputati di Olanda debbono — dice Sidney — render conto alle loro popolazioni, perché sono deputati di province; quelli d’Inghilterra non già, perché son rappresentanti di borghi».