Pagina:Cuoco - Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799, Laterza, 1913.djvu/255

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frammento terzo 245

crudele, piú terribile ai greci che ai turchi; se le tue ricchezze non tentano la rapacitá di un bassá, se il tuo grado non offende la gelosia di un visir, tu vivrai tranquillo, come i piccoli arboscelli che sono tranquilli in mezzo al vortice della tempesta, che schianta ed atterra le eterne querce ed i superbi pini della montagna. Una parte di te stesso almeno è sicura. La tua opinione, la tua moglie, la sicurezza della tua persona sono sempre sicure: tu vedrai mille volte il despota arrestarsi e rompere le sue intraprese in faccia al pubblico costume, alla religione, agli usi tuoi, i quali son tanto cari al popolo, che non potrebbe il despota offenderli senza concitar contro di sé l’odio del popolo intero, sempre piú potente de’ giannizzeri suoi. Pare che i discendenti di Osmano si sien transatti coi seguaci loro, e, mentre si han riserbato il diritto di poter fare moltissimo, molto ancora han dichiarato di non poter fare. Ma in Roma qual era quella cosa che salva rimanesse dal furore dei Cesari? Cesare era tutto; egli censore, egli pontefice, egli augure, egli tribuno, egli console; l’opinione pubblica, la religione, il costume, i riti, i diritti, tutto era nelle sue mani, e nulla rimaneva in guardia del popolo. Questa differenza tra i diversi generi di dispotismo non mi pare che siesi avvertita abbastanza: il primo dispotismo è quello di una nazione ancora barbara, il secondo delle corrotte; il primo è il dispotismo della forza, il secondo è il dispotismo della legge.

A questo secondo dispotismo si corre, quando per soverchio amore di regolaritá si vogliono tôrre al popolo tutt’i suoi costumi, tutte le sue opinioni, tutti gli usi suoi, i quali io chiamerei «base di una costituzione». Questa base deve poggiare sul carattere della nazione, deve precedere la costituzione; e mentre con questa si determina il modo in cui una nazione debba esercitare la sua sovranitá, vi debbono esser molte cose piú sacre della costituzione istessa, che il sovrano, qualunque sia, non deve poter alterare. I popoli dal dispotismo barbaro (che con linguaggio di Aristotile chiamar si potrebbe «eroico»), in cui il despota può molto, perché non ha altro freno che il solo carattere nazionale, o sia la sola base di una costituzione, passano allo stato di